La stagione che va concludendosi per il Napoli si può definire positiva. Il primo anno di Rafa Benitez all’ombra del Vesuvio ha tutta l’aria di essere stato propedeutico, di vitale insegnamento per un progetto calcistico relativamente giovane. Roma non fu fatta in un giorno e ogni cosa necessita di tempo affinché possa esprimersi, seppur gradualmente, al proprio meglio. Per lunghi tratti della stagione il Napoli ha mostrato un’anima entusiasmante, capace di trascinare e ottenere consensi. Di contro gli azzurri hanno saputo mostrarsi anche in vesti più fragili, decisamente meno pronti al definitivo salto di qualità. In ogni caso, la strada intrapresa nel nuovo corso guidato dal tecnico madrileno sembra essere quella giusta per diventare grandi.
DA SALVARE – Cosa conservare, quindi, di questa stagione in quella che sarà la pelle del Napoli del futuro? La squadra ha dimostrato di saper reggere i grandi palcoscenici: questa annata è stata ricca di sfide affascinanti contro avversari di blasone e valenza tecnica encomiabile, sia in campo nazionale ma soprattutto in ambito internazionale. I partenopei hanno tenuto testa a corazzate del calibro di Borussia Dortmund e Arsenal e si sono affermati a livello europeo quale una grande squadra dopo anni di batoste e prestazioni non altezza nei vari campi continentali soprattutto dell’Europa League. Questo è uno dei grandi meriti, una prima impronta significativa lasciata dall’esperienza di Benitez alla personalità della squadra che va man mano formandosi nel percorso di crescita definitiva. Per usare termini grati al presidente De Laurentiis: l’internazionalizzazione tanto agognata è finalmente avvenuta. Il Napoli ha saputo onorare le coppe forse, per la prima volta, senza crollare in modo evidente e sistematico in campionato nel quale è comunque mancato il guizzo per tenere il passo di Juventus e Roma.
DA MIGLIORARE – Quella sfacciata, sicura e intraprendente in Europa non è stata, però, l’unica faccia mostrata dagli azzurri nel corso di questa annata. La qualità espressa dagli uomini di Benitez nelle grandi sfide è venuta clamorosamente a mancare quando si è trattato di affrontare avversari sulla carta tecnicamente inferiori e meno blasonati. Ad ogni grande exploit il Napoli ha contrapposto prestazioni enigmatiche e non all’altezza: basti pensare al pareggio casalingo contro il Sassuolo successivo all’emozionante vittoria a San Siro contro il Milan, oppure al pareggio esterno contro il Cagliari maturato dopo aver sconfitto l’Inter al San Paolo e la lista di partite potrebbe continuare.
Il punto è che a questo Napoli è mancata la costanza di rendimento e soprattutto la capacità di tenere alta la tensione in modo equo e trasversale in tutti gli incontri. Risulta semplice prestare la massima concentrazione, sentire l’adrenalina in corpo quando negli altoparlanti dello stadio risuona la musica della Champions. Molto più difficile, invece, è avere gli occhi della tigre, la voglia di essere padroni del campo quando si salgono le scale per accedere al prato di un qualsiasi campo di Serie A.
Il grande passo da compiere è questo. Il primo grande acquisto per la stagione che verrà dovrà essere una mentalità rinnovata, in grado di mantenere il medesimo livello di attenzione in tutte le gare perché la gloria, la fama e le vittorie non passano solo per l’Emirates Stadium di Londra ma anche e soprattutto attraverso il Picchi di Livorno, l‘Olimpico di Torino o il Dall’ara di Bologna.
Antonio Allard