Maurito Icardi e gli uomini piccoli piccoli

A 12 anni perse il padre in un attacco cardiaco: a 13 anni sua madre ha ceduto la casa e il negozio di frutta e andò a fare la donna delle pulizie allo stadio dell’Ajax e la commessa al banco del bar dell’impianto. A 14 anni Johan lasciò gli studi per diventare calciatore: le difficoltà economiche per mantenersi e comprarsi i libri erano troppe. Venne scartato dal servizio militare per colpa dei suoi piedi piatti, e della sua caviglia sformata. Quella del calcio era l’unica via. E la seguì come nessun altro.

Si allenava con sacchetti di zavorra di quattro chili l’uno, ciascuno infilato nella giubba della tuta. Segnò 74 reti nel suo primo campionato ufficiale a livello giovanile, nonostante i gravissimi problemi familiari. A 14 anni vince il suo primo campionato nella categoria Allievi. A 16 anni firma il primo cartellino con l’Ajax. Debutta in prima squadra, e la settimana successiva mette, il 15 novembre del ’64, mette a segno la prima rete ufficiale, nel 5-0 interno contro il PSV. Ha vinto 9 Campionati Olandesi, 6 Coppe d’Olanda, 1 Campionato Spagnolo, 1 Coppa di Spagna, 3 Coppe dei Campioni, 1 Supercoppa UEFA, 1 Coppa Interncontinentale, 3 Palloni d’Oro. E solo Dio sa perché non ha mai vinto i Mondiali con l’Olanda del “calcio totale”.

Ho fatto una premessa parlando di Johan Cruijff perché m’era venuta la malinconia. Giuro. E sapete perché? Perché mentre in Inghilterra all’Anfield andava in scena una dei momenti più toccanti della Storia del calcio, mentre tutto lo stadio cantava You’ll never walk alone in ricordo delle 96 vittime di Hillsborouh che ancora chiedono giustizia, mentre Coutinho regalava il 3-2 ai Reds, e mentre Diego Costa alimentava il sogno dell’Atletico prima di bucarsi la tibia su un palo, mentre Higuain siglava la sua prima tripletta in Italia e il San Paolo ruggiva, mentre la Roma continuava a sognare e mentre Cerci e Immobile regalavano emozioni a non finire, ecco, noi pensavamo a Icardi. Sì, proprio a lui, Maurito Icardi, l’argentino dal cuore d’oro che continua a stupire il calcio italiano, e i media, con le sue idiozie.

Ho raccontato la storia di Cruijff perché mi riportava in mente un altro calcio. Un calcio fatto di leggende, e di Uomini. Non di idioti che porgono la mano a chi hanno tradito, che esultano con l’orecchio teso contro la curva che li hanno fatti crescere e contro la gente che li hanno portati alla ribalda. Che rinnegano il primo amore. Che a 21 guidano il Suv più grande di Milano e si comportano come imperatori. Che pensano di avere in mano il mondo dopo aver fatto un gol.

Caro Mauro Icardi, vorrei proprio dirti che non sei nessuno. Che sebbene tu abbia fatto due gol, e due doppiette consecutive, la partita, ieri, l’hai persa tu. Con quel gesto. E con le foto che ogni giorno posti su Twitter. Perché la scena, a questo giocatore, gliela danno i giornali: “Icardi è un leader” ha titolato la Gazzetta tutto il giorno. “Vuole stravincere” – ha aggiunto.

Prometto che non parlerò mai più di Maurito Icardi nei miei articoli, e se oggi l’ho fatto era solo perché era stato raggiunto il limite. Sarà pure bravo a mettere la palla in rete, ma ha dimostrato di essere un piccolo Uomo. E la Storia non è fatta dagli uomini piccoli.

Nel calcio ci sono ancora tante altre storie belle da raccontare. E siamo qui per loro.

Raffaele Nappi

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