A guardarla ora, proprio ora, la stagione del Napoli non può che sorriderci, ricca di numeri da record: 67 punti in classifica, un’avventura in Champions League di altissimo livello seppur terminata anzitempo ed immeritatamente, belle emozioni anche in Europa League dove forse poteva essere fatto qualcosina in più, prestazioni di carattere e grandissime prove contro le big d’Italia e d’Europa, qualche errore e passo falso, una finale di Coppa Italia da Disputare e tanta, tanta esperienza in più. Il primo anno di Benitez ad ora è sicuramente positivo, avendo dalla sua ottime basi per poter lavorare da giugno ancora meglio per un prossimo anno che si preannuncia spettacolare.
Una piccola rivoluzione che è avvenuta in parte la scorsa estate, ancora un po’ a gennaio con il mercato di riparazione e che terminerà solo tra qualche mese con gli ultimi innesti per colmare il gap con le prime della classe, cercando di rinforzarsi in ugual modo in tutti i reparti. Non conoscendo a pieno il calcio italiano, Benitez ha stilato la sua lista dei desideri guardando molto in Europa, attingendo da club più che blasonati e sottraendo al Real Madrid campioni del calibro di Higuain, Callejon ed Albiol che attualmente con la maglia azzurra stanno facendo faville. Idem per Reina dal Liverpool, Mertens dal Psv Eindhoven e la maggior parte delle pedine acquistate, che in gran parte non conoscevano neanche a fondo il campionato che si apprestavano a disputare.
L’unica eccezione sembra essere proprio Jorginho, brasiliano naturalizzato italiano, prelevato a gennaio dal Verona, perno inamovibile della mediana azzurra e dal talento immenso anche in ottica futura. A parte il numero otto sotto l’ombra del Vesuvio, Maggio, Insigne, Mesto e qualche primavera, gli italiani nella rosa del Napoli continuano a scarseggiare, creando un po’ di malcontento tra i tifosi. Se una rosa poliglotta risulta un’arma in più in campo internazionale con tantissima esperienza ed un carattere da vendere, con fuoriclasse che non temono avversarie blasonate quali Borussia Dortmund, Arsenal, Porto e chi più ne ha più ne metta, assume tutto un tono diverso quando si parla di Cagliari, Verona, Parma, Sassuolo o Atalanta o Udinese, piazze dalla tradizione complessa che solo chi ha già giocato in serie A può conoscere e sentirne il peso.
Ci vuole tempo per metabolizzare che la rivalità contro la Juventus è quasi sentita come quella contro il Verona e l’Atalanta, così come per spiegare agli spagnoli dei soprusi sociali del Nord calcistico nei confronti di un Sud che si fa sempre più largo, traendone così sempre i migliori spunti e le più profonde motivazioni per dare il massimo anche con le ‘piccole’. La rosa di Benitez e lo stesso tecnico adesso lo stanno intendendo al meglio ma resta suggestiva l’ipotesi di qualche ‘italiano’ in più con indosso la casacca azzurra, anche per un briciolo di patriottismo. Tanti campioni sì ma spazio anche a chi la serie A la conosce bene e sa come vincere dall’interno, con magari un pizzico in meno di qualità ma motivazioni e scaltrezza da vendere. Il prossimo anno infatti, si punta prima di tutto al campionato e l’imperativo è vietato sbagliare.
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