Lo scialbo 0-0 di San Siro ha chiuso un cerchio, il Napoli ha incontrato Walter Mazzarri per la seconda volta dal burrascoso addio della scorsa stagione. Un commiato che in molti non hanno gradito, con degli strascichi ancora palesi. A quasi un anno di distanza sembra doveroso spegnere polemiche ormai futili, il tecnico livornese ha riconosciuto a più riprese il valore delle sue 4 stagioni azzurre, stagioni in cui ha dato e ricevuto molto. Sarebbe giusto che facesse lo stesso, ed in maniera quasi unanime anche se difficile, l’ambiente partenopeo.
Riconoscere quanto accaduto dal 2009 ad oggi è un semplice esercizio d’onestà intellettuale, il Napoli e Mazzarri sono cresciuti in simbiosi. La società ha raggiunto prospettive che al momento dell’aborto del progetto Donadoni erano davvero lontane. Stabilmente in Europa, due grandi esperienze in Champions League, un titolo vinto dopo più di vent’anni, definitivamente nell’elitè del calcio nazionale. Mazzarri è diventato, a ragione, un tecnico tra più ambiti in ambito nazionale. Nel maggio scorso non c’erano più le motivazioni per andare avanti, scelta lecita per un allenatore che in quattro anno ha dato tutto se stesso. Se il Napoli e il tecnico sono quello che sono lo devono l’uno a l’altro, ed è giusto che finisca così, senza altre inutili polemiche che non farebbero che annebbiare quello che deve essere lo splendido ricordo di un grande ciclo azzurro. Chiudere definitivamente i conti con il passato per vivere a pieno un progetto ambizioso, giunto ad uno step che si spera possa regalare soddisfazioni ancora maggiori, un progetto targato Rafa Benitez, il primo fra tutti a riconoscere il valore del lavoro svolto dall’ex tecnico azzurro.
Farebbero bene a fare lo stesso a Milano dove il tecnico spagnolo ha dato l’addio ormai tre anni orsono. Certe frecciatine nei confronti di un allenatore che sebbene non trattato con i guanti, ha comunque portato in bacheca due titoli, non si addicono ad un presidente, ormai onorario, che ha vinto tutto.
Edoardo Brancaccio
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