Inter e Napoli pareggiano a San Siro dopo vent’anni e avanzano piano verso i differenti obiettivi: nerazzurri solidi al quinto posto, con il Milan ricacciato a -6, azzurri affacciati sulla Champions con 8 punti di vantaggio sulla tenace Fiorentina.
Finisce zero a zero, ma la partita è vivace, almeno finché residuano energie, scandita da belle azioni sui due fronti: i rimpianti maggiori appartengono al Napoli, che cresce nella ripresa e becca un palo conInler, ma il risultato a conti fatti è giusto. Per Benitez anche un grosso spavento, quando Higuainabbandona il campo in barella: i primi test escludono gravi conseguenze, solo un forte trauma contusivo che dovrebbe precludere la partecipazione alla finale di Coppa Italia contro la Fiorentina.
Emozione. Mazzarri, senza Samuel e Rolando, regala un’emozione ad Andreolli: prima da titolare nella squadra che è stata la sua culla. S’arrende anche Jonathan, sostituito da D’Ambrosio in un’elastica linea di centrocampo: considerata la disposizione azzurra, capita che Cambiasso arretri ad allungare alla difesa. Sommando Ranocchia, gli italiani sono tre: nella babele interista è un piccolo record. Benitez schiera Britos al posto dello squalificato Fernandez e sorprende con Insignetrequartista anziché Hamsik. In mediana Jorginho affianca Inler, l’unica punta è Higuain a prescindere dalle due versioni tattiche: 4-2-3-1 classico con Mertens e Callejon a completare il supporto, 4-4-1-1 in fase di possesso con il solo belga dietro l’argentino.
Promozione. La partita, fin dall’inizio, è densa di emozioni: Reina ferma Kovacic che si smarca con un colpo di prestigio, poi Hernanes innescato in contropiede, trema ancora quando Palacio indirizza il destro fuori d’un centimetro. Dall’altra parte, l’imprecisione di Callejon si traduce in due sospiri di sollievo per Handanovic: il primo tiro, dopo una manciata di secondi, sibila alto, il secondo incredibilmente a lato per fortuna di D’Ambrosio che spiana l’azione con un errore. Al tramonto del tempo, le prime nubi di fatica smorzano il ritmo e spezzano le azioni, ma il sunto rimane positivo con capovolgimenti frequenti che scuotono l’equilibrio. L’Inter dipana un gioco a tratti armonioso, nulla di speciale ma migliore d’altre volte, rischiarato dall’estro di Kovacic – giusta, seppur tardiva, la promozione di Mazzarri – e dalla velocità di Palacio che costa il giallo a Britos e Henrique, obbligati a fermarlo fallosamente. Impalpabile Icardi, imbrigliato dall’uruguaiano. Il Napoli, complessivamente lucido nei movimenti, è ordinario in Jorginho e solido in Inler, intermittente in Mertens e svagato in Higuain.
Piglio. L’argentino, rapace, sbuca dal nulla in apertura di ripresa: il gol sembra scontato, maNagatomo respinge sulla linea, s’avventa Mertens ma Handanovic s’allunga e sventa con la punta dei guantoni. L’immediata la replica interista – Palacio imperfetto dopo aver anticipato Reina – trasmette una sensazione di continuità e in effetti, pur senza palle-gol clamorose, la gara mantiene un buon livello d’interesse. Esce D’Ambrosio, non per l’opacità ma in seguito a infortunio, ed entra Zanetti, poi s’avvicendano Hernanes e Guarin, nel mezzo cambia pure Benitez che richiama Mertens e scongela Hamsik. Fosforo aggiunto, lo slovacco, in una squadra che cresce nel possesso e nel piglio, spaventando San Siro con Higuain (guizzo di classe, tiro alle stelle) e soprattutto Inler: percussione solitaria in contropiede e palo.
Fatica. L’Inter ha ancora un lampo con Kovacic – apertura per Nagatomo, diagonale intercettato – ma scorrendo il tempo rimane per lo più in balìa azzurra, oltretutto ratificando l’atteggiamento ormai guardingo con l’ingresso di Kuzmanovic quando Icardi si fa male. Tra i nerazzurri si fa sentire la fatica e anche questo consiglia la scelta di Mazzarri, ma anche il Napoli – adesso preoccupato per Higuain, uscito dopo un contrasto con Andreolli – smarrisce lucidità nel finale (d’altronde ha sul groppone più partite dell’Inter) e così lo zero a zero – nonostante una proiezione ostinata di Guarin e un tiro velleitario di Insigne – si trascina in fondo ai cinque minuti di recupero. Giusto così, anche se il Napoli, considerata la ripresa vissuta con maggiore intensità e voglia di vincere, rientra con un filo di rammarico.
Fonte: Corriere dello Sport
Articolo modificato 27 Apr 2014 - 08:37