Inter-Napoli, sono mancati i lampi di Callejon e Mertens

A ripensarci dopo, questa partita con l’Inter era stata caricata di troppi significati e motivazioni. Mazzarri contro il Napoli, Benitez contro l’Inter, Mazzarri contro Benitez, Moratti contro Benitez. E ancora: De Laurentiis contro Moratti, Mazzarri contro De Laurentiis, Frustalupi contro la fidanzata, la fidanzata di Frustalupi contro le accuse di mancata professionalità, Hamsik contro Benitez, eccetera. Mancavano Mazinga contro Ercole e Maciste contro Zorro, nella migliore tradizione della cinematografia di serie B anni settanta. Invece, una bella soporifera partita di fine stagione, dove gli attacchi sono molto più forti delle difese ma non abbastanza forti da mettere un pallone in rete, per cui ecco un malinconico zero a zero. E allora che cosa porta via da San Siro il Napoli della stagione morente, oltre la preoccupante caviglia gonfia del Pipita, che speriamo si sgonfi entro il tre di maggio?
Si porta via un bell’Inler, che contro quest’avversaria sua quasi omonima centra la migliore prestazione della stagione. Si porta via un buon Insigne e tutto sommato una decente tenuta della difesa, con la definitiva conferma che i piedi migliori di questa squadra non sono a centrocampo ma in porta.

Si porta via, ed è qui la maggiore preoccupazione dopo la caviglia del Pipita, una clamorosa gara involutiva di Callejon e Mertens, fin qui in cima ai portatori di carretta azzurri. Per quanto riguarda invece i tutti contro tutti, immaginiamo che dall’annunciato confronto tra il calcio europeo e quello italiano, tra il modulo offensivista e quello della copertura a oltranza, non ci sia stato un vincitore anche perché entrambe le squadre in campo hanno troppe carenze d’organico per produrre il gioco che vorrebbero.
E allora? Allora siamo convinti che, approssimandosi una tardiva estate e un improvvido mundial, affastellandosi gli impegni, inclusi i famigerati preliminari per arrivare all’agognata fase a gironi della Champions, quello che ha sofferto di più ieri sia stato l’ottimo cavalier Bigon, che dovrà allacciare più fili di quanto si pensi.

Perché non si può capire, a oggi, quanto e come si potrà contare su Zuniga, detto il Fantasma dell’Opera, che siamo curiosi di vedere con la maglia gialla della Colombia sul terreno brasileiro, perché se giocherà, e se giocherà bene e da titolare, qualcuno ci dovrà spiegare per quale motivo si debbano vedere l’ottimo (altrove) Henrique, nemmeno un cross degno di questo nome, o il balbettante Reveillere sulla fascia destra. O se Mesto, contrabbandato per pronto da tre settimane, sia esibibile o meno.
Un’altra immagine malinconica che ci porteremo dietro da San Siro è l’ennesima scialba mezz’ora del ragazzo con la cresta. Che succede a Marek?

È la domanda fondamentale, quella che risuona nel cielo di Napoli più volte al giorno nei bar e negli uffici. Mai verticale, mai un rischio, mai un colpo di genio. Non lo conoscessimo, penseremmo a un calciatore mediocre e sopravvalutato. Ma lo conosciamo, e sappiamo quanto sia forte, fortissimo. Per cui ci aspettiamo una pronta ripresa, magari in occasione della partita di sabato prossimo. Perché, ove non lo sappiano già, da De Laurentiis all’ultimo dei magazzinieri devono rendersi conto che la finale di coppa Italia, contro una Fiorentina in palla e determinata ancorché priva dei due attaccanti migliori che è andata a stravincere a Bologna, rappresenta l’ultima occasione per far sì che questa non sia una stagione da dimenticare. Perché, anche se con tanti punti, dall’Europa siamo usciti molto presto; e perché, terzi o non terzi, ventiquattro punti di svantaggio dalla Juve noi tifosi non li vorremmo vedere mai più. Altrimenti l’ultimo film sarà: i tifosi contro tutti.

Fonte: Il Mattino

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