La stagione azzurra è al capolinea. Valutazioni, progetti e mezze decisioni sono all’ordine del giorno. Alla fine di ogni percorso tortuoso, si sa, c’è chi arriva in affanno, chi balza in testa con un improvviso sprint finale, chi ha dovuto alzare bandiera bianca per ostacoli inattesi. Tutti, nel bene e nel male, hanno contribuito nel loro piccolo alla causa.
Spaventoso l’ultimo squarcio d’annata di Lorenzo Insigne, culminato nell’inserimento tra i 30 azzurri di Prandelli. Sempre più decisivo e confrequenti impennate di generosità. Letale sotto porta come non mai, eroe assoluto di una Coppa Italia che l’ironia del destino ha lasciato griffare proprio ad un napoletano doc. Oltre alle conclamate note positive nel reparto avanzato, continui messaggi in calce giungono dagli esterni “in corsa” Henrique e Ghoulam (entrambi parteciperanno al Mondiale). Buoni segni di ripresa da Pandev e Inler. Vistoso e fisiologico il calo di Albiol, al quale però un redivivo Fernandez ha saputo tenere botta. Poi c’è Hamsik. Se segna dopo sei mesi abbondanti e l’ennesimo pestone subito lo rispedisce in infermeria, è in assoluto la peggiore stagione con la maglia del Napoli. In tutti i sensi.
Al traguardo, però, c’è anche ci non mette mai piede. Dimenticato tra i sentieri boschivi in preda ad una sorte di crisi mistica. Camilo Zuniga è rientrato in campo domenica a Genova e, complice la maglietta che indossava, è parso mimetizzarsi in un gruppo a cui non apparteneva più. Mistero fitto e intricato, sporcato dalla mancanza di trasparenza e da un piano “diabolicamente” egoista. Ma non tutto è filato liscio.
Fuori dalla gara di ottobre in casa dell’Arsenal, operato per un fastidio non esattamente improvviso al menisco. Un guaio più serio del previsto (sempre che il calciatore non ne fosse già a conoscenza), incastonato sapientemente tra un rinnovo di contratto a fior di milioni e un Mondiale in Brasile fin troppo lontano per rischiare di saltarlo. Il Napoli e i suoi tifosi a fare da damigella d’onore di questa farsa. Sì, una farsa. Perchè sono ormai mesi che a livello clinico il ragazzo risponde bene. I continui rinvii precauzionali sono partiti dal colombiano, il suo interesse era evidentemente solo figurare nella prossima rassegna iridata.
Lungi da me biasimare un progetto individualista in un calcio così mediocre, ma è giusto pagarne le conseguenze. Soprattutto quando si è denotata la capricciosa pretesa di Zuniga nel voler tornare immediatamente in campo, solo per lanciare segnali Morse al ct Sabella. De Laurentiis e Benitez non hanno digerito il suo atteggiamento e non vogliono lasciarsi prendere per i fondelli. Quindi quattro convocazioni per lui e solo uno scampolo di gara con la Samp. Anteporre le esigenze di un team alle trame del singolo sembra il minimo. Ora il suo futuro è in bilico e non averlo schierato in queste domeniche può valere come un’arma a doppio taglio. Dopo quanto accaduto, rinnovargli la fiducia è quanto meno arduo. Pende, però, sulla sua cessione una clausola rescissoria di 30 mln e la sua inattività non aiuta. Tutto dipenderà dalle sue prestazioni in Sud America.
C’è un’altra gatta da pelare. Anche se, a dire il vero, la “pelata” appare perfetta, la situazione di Pepe Reina è stagnante. Tornerà a Liverpool prima di decidere il suo avvenire. Una chiamata da Barcellona potrebbe mettere fine ad ogni speranza. In ogni caso, cartellino e ingaggio sono elementi decisamente spinosi. L’estremo difensore percepisce 4,5 mln all’anno e si spera sia disposto a decurtarli. L’ultima offerta degli inglesi, d’altro canto, è pari a circa 10 mln. L’investimento complessivo sarebbe ingente, per un calciatore non di primo “pelo”. Ne varrebbe la pena?
Infine, un appuntino ai profeti da strapazzo. Fin da Dimaro tanti addetti ai lavori si erano scagliati sulla preparazione fisica inadeguata adottata da Benitez, con la quasi totale assenza di fondo. Critica puntualmente riportata in auge ad ogni passo falso dei partenopei. Alle idi di maggio questa squadra è più pimpante che mai. Presagi di marmellata. Non si pensi alla pagliuzza negli occhi altrui. Ognuno si concentri sulla propria trave.
Ivan De Vita
Riproduzione riservata