Eppure era semplicemente un allenamento: giri di campo, qualche palleggio, un po’ di partitina e però anche la Coppa Italia. Per provare a gustarsela ancora un po’, ma senza mai dimenticare Ciro, anzi standogli vicino, facendogli arrivare la propria voce. E però restava un allenamento, ma sono arrivati in massa, prima diecimila, poi quindicimila e per chiudere ventimila, affinché nessuno dimenticasse ed emergesse il cuore di Napoli, la sua voglia di mostrarsi per quel che sa essere: un’onda e pure stavolta anomala, perché non c’è nulla di normale in una folla del genere e per un’oretta di calcio finto, didattico, peraltro a stagione ormai conclusa.
GRAZIE – C’era un motivo, per dirsi grazie: c’era da testimoniare una volta di più la prepotenza di un rapporto forte, cementato negli anni, rappresentato nel mondo da sei milioni di tifosi ed al san Paolo da quei ventimila che hanno scelto di presentarsi anche con lo striscione che mostrasse ironia ed anche un pizzico di venatura polemica. «La nostra unica trattativa è dirvi grazie per la vostra stagione positiva». Il resto è un inno alla felicità, incoraggiamenti continui per Ciro Esposito ( «forza Ciro non mollare», scritto a caratteri cubitali), qualche voce stonata qua e là, poi un’emozione lunghissima e larghissima, che si prende il san Paolo e lo fa sballottolare. E’ passione allo stato puro, è la rappresentazione d’una fede che può ancora manifestarsi stasera, perché poi il san Paolo che resterà chiuso agli spettatori verrà aperto per i bambini: saranno in duecento da cinquanta istituti scolastici, saranno quindi in diecimila per vivere il calcio sano, per mostrare la loro faccia entusiastica e magari euforica, com’era quella d’una Fuorigrotta che ieri era baciata da sole.
COMPOSTEZZA – C’è un abbraccio collettivo che dura un’ora circa, la squadra che viene accolta da un applauso ed alla fine salutata da un’ovazione. Ci sono riferimenti a ciò ch’è stato il tre maggio, quando viene srotolato un lenzuolo: «Vittoria amara, coppa sudata, la nostra esultanza strozzata da un’infame vigliaccata». Ci sono inviti a restare (a Maggio) ed applausi per chiunque, sino a quando non compare magicamente la coppa Italia ed il boato si impossessa di Fuorigrotta e tutto sa di stadio da vivere, bello e per davvero, come quello nel quale si accomoderanno diecimila bambini, i quali faranno «ohhhhh».
CHI GIOCA – Beh, stavolta la formazione è veramente un irrilevante dettaglio: va sistemata per bene, deve garantire gli equilibri giusti, deve aiutare il Napoli a segnare almeno un gol – ma due sarebbero meglio, per Benitez – e poi a regalare tre punti, per eguagliare il record dell’anno scorso. Gli infortunati indicano la strada: fuori Behrami e fuori anche Albiol, fuori Hamsik e fuori anche Higuain, c’è turn-over ma non c’è nessun allarme, perché Benitez ha uomini a sufficienza e può giostrarli come vuole. Pure stavolta decide il cuscino e non c’è motivo di pensare alla pretattica, né ad una amabile bugia di Benitez, che ci scherza su ( «lo so, faticate a credermi» ) e che comunque dovrebbe dare un po’ di minutaggio a chi ne ha avuto di meno e stavolta può godersi la serata. Però per segnare un gol e se possibile anche due e per arrivare a settantotto punti. Dunque, dentro Britos, dentro Dzemaili, Zapata centravanti e e Pandev alle sue spalle con Insigne a sinistra e Callejon a destra. Forse!
Fonte: Corriere dello Sport