“La mia volontà? Io sto qui, sono tornato da Los Angeles, ho parlato con Benitez e sono corso a Palazzo San Giacomo, che le posso dire di più Vediamo come scrivono questa convenzione e fra quindici giorni ne sapremo di più”. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis sintetizza così il vertice di ieri. È arrivato in Comune intorno alle 16.15, con lui il figlio Edoardo, vicepresidente del club, l’uomo dei contratti Andrea Chiavelli e il direttore generale Alessandro Formisano. Visita non solo di cortesia, ma di sostanza, perché c’è da risolvere la questione dell’utilizzo dello stadio “San Paolo”, la convenzione è scaduta e gli azzurri al momento sono senza campo dove giocare. Ieri pare si sia messo un buon paletto per proseguire la trattativa e a breve ci sarà un altro incontro operativo.
La speranza è che si trovi la giusta quadratura e che si possa
avere la possibilità di rifare uno stadio ormai non più all’altezza di quello che è oggi il Napoli. Che invece
è per la città, in questo momento storico, un formidabile veicolo
di promozione positiva per Napoli. Basta pensare all’impatto
che hanno le visite dell’allenatore Benitez nei luoghi storici di Napoli e della Campania. E a quello degli azzurri quando vanno all’estero. Una cassa di risonanza positiva enorme. Dall’altra parte del tavolo il sindaco Luigi de Magistris e il capo di gabinetto Attilio Auricchio. C’erano, nella sostanza, tutte le componenti che devono decidere il da farsi. La presenza di Chiavelli in particolare è molto significativa.
Come è andato dunque il vertice? Trapela ottimismo sul fronte Comune: «C’è un accordo di massima – spiega Auricchio – e credo che entro due settimane dovremmo chiudere perché poi dobbiamo dare almeno un mese di tempo al Consiglio Comunale per dare l’ok alla nuova intesa». Più cautela arriva dal patron. Perché se c’è un punto che più desta perplessità sono le lungaggini burocratiche e politiche che fanno a cazzotti con chi deve investire tanti soldi. Un’azienda che fattura oltre 200 milioni l’anno e movimenta milioni di persone può attendere un mese le decisioni dell’Assemblea cittadina? Davvero in Consiglio vogliono portarsi sulla coscienza la mancata crescita del Calcio Napoli? Il patron è apparso come sempre sul pezzo e in palla, tuttavia un minimo di disagio per chi è abituato ad altri mondi, dove le intese vengono ratificate in tempi molto più rapidi e naturalmente sono più concrete, si percepisce. I tifosi premono, vogliono che il Napoli resti a Fuorigrotta, ma ci sono effettivamente le condizioni perché ciò accada? «Mi auguro di sì – spiega De Laurentiis-e che prevalga la volontà popolare. Io ho dato una mano l’anno scorso quando è arrivata la Uefa a verificare le condizioni dello stadio, però se ora non si cambia registro non siamo più credibili». Preme sull’acceleratore il patron siamo al «vorrei ma non me lo fanno fare». Il presidente non si tira indietro e così replica a quanti hanno dubbi sulla sua volontà di investire sulla struttura
di Fuorigrotta: «Vediamo la convenzione, quindici giorni e sapremo
». Chiaro che De Laurentiis vuole investire e attende di capire se con il nuovo accordo ci siano le condizioni perché ciò accada.
Appunto garanzie sulla fruibilità del nuovo San Paolo, sulle
opere che si possono fare, sulle autorizzazioni che servono.
Dalla sua, De Laurentiis ha anche l’impegno del presidente
del Coni Giovanni Malagò. Nel merito l’accordo ha tre punti nodali intorno ai quali si sta discutendo. Il primo è la durata, 24
mesi la proposta, il Napoli ne vorrebbe 36. La soluzione potrebbe essere trovata nel mezzo: vale a dire 24 mesi più 12 se c’è l’impegno da parte della società a presentare entro il 2014 uno studio di fattibilità per la riqualificazione del San Paolo.
Ed è questo dello studio il secondo punto dell’intesa. Atteso che
De Laurentiis ha manifestato la volontà di investire, il patron accetterà questa sorta di obbligo? In terza battuta il canone al Comune per l’utilizzo del San Paolo è stato pagato in base allo sbigliettamento, ovvero più biglietti si vendono più
sale il fitto per De Laurentiis. Il Comune vuole introdurre un canone fisso che dovrebbe essere stabilito da un advisor terzo. E sembra che questa formula non sia graditissima alla società.
FONTE Il Mattino