Serio, competente, sempre equilibrato e mai sopra le righe, questo è il ritratto di Riccardo Bigon. Il direttore sportivo degli azzurri dall’ottobre del 2009, dalla rivoluzione portata da Aurelio De Laurentiis che chiuse la prima fase del suo progetto azzurro targato Pierpaolo Marino portando a Napoli Walter Mazzarri e il figlio di Albertino, il tecnico del secondo scudetto partenopeo. I risultati portati in questi cinque anni sono sotto gli occhi di tutti, valgono più di aggettivi e giudizi, qualche errore di valutazione c’è stato, come ovvio, ma da sempre a sbagliare è chi si adopera e lavora con abnegazione, fa parte del gioco.
Bigon è stato chiamato a distriscarsi nelle contingenze più varie, adattandosi con camaleontiche capacità, sotto l’attenta valutazione di un presidente da sempre attento a conti, ha avuto a che fare prima con le esigenze di un Mazzarri a dir poco reazionario, poco avvezzo ad esperimenti e alternative esotiche, per nulla propenso a vagliare le prospettive di calciatori giovani e stranieri, sui quali Bigon e il suo scouting hanno sempre lavorato alacremente. Direttive chiare, portando sempre a casa obiettivi e risultati, forse stretto nella morsa dettata dalla visione un po’ chiusa del tecnico livornese, che comunque tanto bene ha fatto in riva al Golfo. Dalla scorsa estate il cambiamento totale nelle prospettive societarie, l’ingaggio di Rafa Benitez, la necessità di voltare pagina verso uno step ancora più ambizioso e affascinante. Anche in questo caso i risultati non sono mancati, con tanto di complimenti del tecnico madrileno, 12 acquisti tutti di indiscusso valore, finalmente la possibilità di lavorare a 360 gradi, mettendo a frutto relazioni e appunti provenienti da ogni angolo del pianeta ed un progetto che ha preso binari chiari e precisi.
Questa sarà l’estate della svolta, il punto di non ritorno sul quale cementare quanto di buono fatto quest’anno, per spiccare definitivamente il volo verso vette non ancora toccate. Un’estate in cui anche da Bigon sarà necessario auspicarsi un pizzico di spregiudicatezza in più, ovviamente miscelata alla competenza che ha sempre contraddistinto questo dirigente nativo di Padova ma ormai napoletano acquisito da un pezzo. Le frasi di circostanza sulla rosa difficilmente migliorabile sono apprezzabili sia per la prudenza, doverosa in un mercato delicato come quello che è ormai iniziato, sia perché riconoscere il valore della rosa attuale è giusto e corretto. D’altro canto però l’intera piazza si aspetta un operato preciso, per regalare a Benitez quei quattro/cinque tasselli che portino in dote quella maturità, quell’esperienza giusta per permettere il definitivo salto di qualità a questo progetto, osare e vincere, questo è l’auspicio di una città intera.
Edoardo Brancaccio
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