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Riforma campionati: è stallo tra A e B. Il nodo è il numero di retrocessioni

Per la A a 18 squadre il nodo resta il numero di promozioni e retrocessioni. Una volta trovata una sintesi tra le due posizioni, la riforma marcerebbe spedita, perché la Lega Dilettanti di Tavecchio, che elettoralmente parlando ha un peso specifico importantissimo, già da ora garantisce il suo sì alla Serie A. «Sono d’accordo con la A e con i concetti espressi da Lotito, magari con una Lega Pro a due gironi da 20 squadre, per garantire a noi nove promozioni» , annuncia Tavecchio.

Prima di arrivare al Consiglio Federale a fine estate, c’è bisogno che ciascuna assemblea di lega approvi la riforma ad ampia maggioranza. E la Lega di A sa che, per convincere soprattutto le piccole a votare la riduzione da 20 a 18 squadre, deve in qualche modo tutelarle: una retrocessione diretta, più un superspareggio tra la penultima della A e la vincente dei play off della B (immaginata a 18, con una sola promozione diretta). Chi accetterebbe, questa la linea della A, un maggior rischio di finire tra i cadetti? «La A è il motore del sistema non solo dal punto di vista economico, non può fare i maggiori sacrifici», spiega Maurizio Beretta.

I club cadetti un sì in assemblea l’hanno già detto: una B a 20 squadre se la A scende a 18, con una promozione diretta e una ai play off, più uno spareggio con la terzultima della A. «Bisogna parlare senza preclusioni, perché ogni elemento della filiera calcistica ha il suo perché: non c’è in Europa una prima serie molto forte con una seconda divisione molto debole» , commenta Abodi.

Dopo il primo incontro ufficiale in Federcalcio, la Serie A è pronta ad andare in pressing sulla B, in un confronto nel quale saranno toccati temi sensibile, incluso quello della mutualità.

Fonte: Corriere dello Sport

Articolo modificato 4 Giu 2014 - 12:10

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redazione