Destino+cane%2C+manuale+breve+degli+autogol+nella+storia+passata+e+recente+degli+azzurri
spazionapoliit
/2014/06/04/destino-cane-gli-autogol-lasciato-segno-storia-partenopea/amp/

Destino cane, manuale breve degli autogol nella storia passata e recente degli azzurri

Volendo considerare il lato perfido e insensibile del nostro tanto beneamato calcio, uno dei momenti più alti su cui la sorte pone l’accento sono quegli sfortunati e rocamboleschi avvenimenti in grado di condizionare pesantemente i risultati finali, forse anche le stagioni e le annate, parliamo ovviamente di quegli incidenti che vedono protagonisti un calciatore della propria squadra, che accidentalmente, con interventi maldestri, sconsiderati, distratti o comunque sia al dì fuori del controllo proprio e dei propri compagni di squadra, mette il pallone alle spalle del portiere che porta i suoi stessi colori. E’ un momento terribile, secondi, minuti e ore interminabili prima che qualcosa di contestualmente più importante li riesca a cancellare e a mettere via nella pagina nera degli eventi. Ma fa parte del gioco, è contemplato, è ancora oggi riconosciuto anche se snaturato rispetto al passato, quando anche una benché minima deviazione era sufficiente per non far assegnare la rete al “player” che aveva calciato in porta. Attualmente invece è autogol soltanto quando la palla ha subito una tale deviazione di traiettoria da correggere la sorte di un pallone destinato altrove verso la propria rete, ed allora sono divenute davvero improbabili le casistiche che assegnino quello che da molti è definito “il momento sfigato“, una frazione di secondo che mette a repentaglio l’esito di interi campionati.

In Italia il principe degli autogol resta Riccardo Ferri, ex centrale dell’Inter dei record di fine anni ottanta, che ha appeso gli scarpini al chiodo con uno score invidiabile, 8 autoreti, che spesso gli valsero il coro “Pensaci tu, Riccardo Ferri“, ovviamente di matrice opposta a quella che sfidava l‘Internazionale ogni qualvolta.

Guardando in casa propria non sono pochi gli episodi sfortunati che hanno caratterizzato il cammino del Napoli nella storia, alcuni di essi addirittura determinanti ai fini dell’esito del torneo, definizione che porta spontaneamente alla memoria il rush finale del campionato 1981, quando il Napoli, a 4 giornate dal termine, era in testa alla classifica e ospitava un Perugia quasi spacciato alla retrocessione, ma come spesso capita in questi frangenti, le occasioni più ghiotte si trasformano in armi a doppio taglio. Napoli arrembante, portiere perugino superstar, palla che non ne vuole sapere di entrare, in una delle poche occasioni degli umbri cosa accade? Che Moreno Ferrario, all’epoca giovane rampante centrale di difesa azzurro, maldestramente devia un cross di Di Gennaro alle spalle di Castellini. Blocco psicologico, trauma da autogol, sta di fatto che il Napoli perse match, primato in classifica e speranze di proseguire la lotta per il tricolore. Ci vollero anni per digerire la delusione, per Ferrario ma anche per la tifoseria.

Un altro autogol tremendo da annoverare tra quelli più amari è sicuramente quello che coinvolse Ciro Ferrara in un Inter-Napoli della stagione 1989-90, quella che per fortuna valse alla fine il secondo scudetto azzurro, ma lì per lì, dopo che gli azzurri conducevano per 0-1, prendere il pari su autorete del napoletanissimo Ciro bruciava eccome. Anche perché quella gara la si perse per 3-1 e sembrava poter essere un crocevia per l’ennesima disfatta, dopo quella incredibile della stagione precedente che vide gli azzurri perdere un tricolore annunciato. Da un cross di Mattheus nacque il colpo di testa che voleva essere di ripiego verso il fondo di Ferrara, ma alla fine scaturì in uno dei più classici degli autogol, imprevedibile quanto imprendibile per l’estremo difensore azzurro, il compianto Giuliani.

Altro episodio da ricordare, anche se preferiremmo dimenticarli, è quello legato alla semifinale d’andata della Coppa Uefa 1989, quella poi vinta dagli azzurri grazie anche all’epica gara di ritorno che gli azzurri ribaltarono contro la Juve. A Torino, sull’1-0 per i bianconeri, da un cross di Barros lo stopper Giancarlo Corradini, con la volontà di intervenire per spazzare la palla, colpisce la stessa con lo stinco, grazie anche ad un rimpallo imprevisto sul manto erboso, e scaturisce un’autorete che sembrava suonare come una condanna per gli azzurri, stoici però nell’impresa titanica del ritorno. Sempre in Uefa, sempre nell’annata vittoriosa del 1989, durante la finale di ritorno di Stoccarda un maldestro quanto sfortunato Nando De Napoli “regalò” ai tedeschi dapprima il gol del 2-3 grazie alla classica deviazione in grado di spiazzare il portiere su tiro del campano Gaudino, non contento qualche minuto più tardi, causa un retropassaggio da schiaffi, mette sulla testa del tedesco Schneler il pallone del 3-3.

Come dimenticare la clamorosa gaffe di Nando Coppola durante una delle più cocenti sconfitte subite in casa dagli azzurri, parliamo di un Napoli-Bologna datato 2000-01, dove il giovane estremo difensore azzurro, nel tentativo di calciare il pallone lontano dalle grinfie di Beppe Signori, colpì l’esterno coscia di Francesco Baldini. provocando un autogol stile Mai dire Gol, che valse anche la definitiva bocciatura per Coppola in difesa dei pali della squadra dove era nato, costringendolo ad emergere altrove.

Dal passato più o meno lontano a quello più recente, la sventura non ha certo reso la vita facile agli azzurri, basti pensare alla deviazione di German Denis che valse i tre punti ai rossoneri in un Milan-Napoli del campionato 2008-09, scaturito da un calcio di punizione di Ronaldinho all’85, sul quale el Tanque  Denis, nel tentativo di impedire che la palla finisse pericolosamente al centro dell’area di rigore, tocca la sfera quel tanto che basta da ingannare un esterrefatto Iezzo, A ruota libera potremmo proseguire con l’accidentale quanto incomprensibile deviazioni di Salvatore Aronica in un Napoli-Lazio rimasto nella storia per il rocambolesco quanto spettacolare 4-3, ma anche per la dinamica di una deviazione che a molti sembrò dettata da un intervento in scivolata evitabile e da un altrettanto tentativo di deviazione troppo deciso, senza possibilità di svirgolare un pallone che sarebbe stato forse preda dei raccattapalle.

Sono storia dei giorni nostri invece due autoreti che ricordiamo con maggiori dettagli, fortunatamente entrambi indolori per gli esiti delle gare nelle quali si sono realizzati, parliamo del pallone svirgolato da Camillo Zuniga nella gara di Champions League dello scorso torneo, quando il Napoli riuscì nell’impresa di battere i tedeschi del Borussia Dortmund senza per questo non soffrire le pene dell’inferno, grazie soprattutto allo sfortunato episodio del colombiano targato Na, che nel tentativo di accalappiare un pallone destinato al centro dell’area di rigore intervenne in modo scoordinato sulla palla, recando alla traiettoria del pallone una beffarda curvatura tale da ingannare un incolpevole Reina, prontamente proiettatosi nel tentativo di frenare l’assurda parabola destinata a superare di qualche centimetro la riga di porta, sufficiente a rimettere il risultato in discussione, che rimarrà sul 2-1 fino alla fine. Così come è storia recente la frittata con protagonisti Pep Reina e Miguel Britos, complici entrambe di non essersi capiti sul cross di Mesbah, che quasi per magia è spuntato dagli arti dei calciatori azzurri e si è infilato mestamente in porta, portando la squadra amaranto sull’1-1 che sarà il risultato finale di un match che gli azzurri speravano avesse miglior sorte.

Tanti ne abbiamo tralasciati, diversi altri avrebbero avuto l’onere di essere menzionati nella sfortunata hit parade che ha poco di cui essere invidiata, ma il nostro excursus ha voluto toccare le più alti vette del passato glorioso e storico per questa società, mettendolo in collegamento con gli ultimi anni, quelli della rinascita, per ottimizzare un contenitore di avvenimenti dettati dalla malasorte, che ha accompagnato anche gli azzurri in qualsiasi contesto si siano trovati, dalle più splendide vittorie, passando per gli anni bui, fino alla risalita della china, in ogni attimo la malasorte non ha mai abbandonato la squadra partenopea, che raramente ne è uscita sconfitta, mettendo in risalto maggiormente le volte in cui la voglia di vincere e l’amore per questa maglia sono riusciti a superare gli ostacoli che un destino avverso distribuiva lungo il cammino.

Di seguito vi riproponiamo le immagini degli autogol sopracitati, in ordine di “apparizione”:

Moreno Ferrario

Ciro Ferrara

Giancarlo Corradini

Francesco Baldini

Nando De Napoli

German Denis

Salvatore Aronica

Camillo Zuniga

Pep Reina-Miguel Britos

 

Articolo modificato 5 Giu 2014 - 01:33

Share
Scritto da
redazione