Profili azzurri: Giorgio Braglia

braglia 7576Una volta il look che sfoggiavano i calciatori diveniva il marchio di fabbrica con cui lo si riconosceva, mica come oggi che è raro vederne uno che non sia tatuato, agghindato di gioielli e con l’acconciatura all’ultimo grido. Quando Giorgio Braglia arrivò a Napoli, via Foggia, nel campionato ’73-74, mister Vinicio era convinto di aver trovato una buona alternativa sulla fascia, era infatti ala servile e dinamica il buon Giorgio, con una galoppata interessante e buone capacità tecniche, che con frequenza lo portavano a tu per tu con il portiere. Ora, se l’estro non ti manca e punti ad essere un campione, non ti manca certo il sangue freddo sotto porta, fai gol e tutti ti ricordano per il mito che eri, ma a Braglia ci si affezionò per altro, per le movenze, lo stile guascone e mai domo, per quel suo modo di sfilare via sulla fascia per minare il perimetro che separa la linea dei difensori dalla porta che proteggono. In tre anni segno’ 24 gol ed il pubblico creò d’istinto un coro-slogan che presto dilagò: “Braglia, Braglia, Napoli a mitraglia”, quando con Clerici, Juliano e Savoldi si costruì le pagine della gloria con spontaneità, nonostante fino a qualche mese prima era considerato il signor nessuno, mettiamoci pure che per un’ala non è facile mettere la palla in rete ventiquattro volte, e questo la gente e l’opinione pubblica se n’accorse e anche per questo motivo talvolta gli si perdonava qualche peccatuccio in area di rigore, quando capitava che ci si chiedeva come Braglia avesse potuto sbagliare.

E’ forse uno di quei classici personaggi che ti conviene accettare così com’è se vuoi davvero cominciare ad apprezzarlo, e consequenzialmente ad ammirarlo come calciatore, dalle doti indiscusse e con quella flemme che era dettata dalla sicurezza nei propri mezzi piuttosto che da una mancanza di rapidità di pensiero, ottanta presenze in maglia azzurra non sono certo un attestato di stima che in molti Braglia Giorgio Milan 1976-77possono sfoggiare, Giorgio era divenuto l’amico di tutto, il fratellone strampalato e capellone, il figliolo un po’ hippy e sullo stile Beatles che se capita a tiro gli dai pure uno scappellotto ma ti fa simpatia e soprattutto vederlo giocare a calcio è un piacere più che per gli occhi per il cuore. Erano belli i tempi in cui vedere le gare del Napoli di Vinicio significava pure confrontare le folate di Braglia, contare i dribbling funambolici, le serpentine che riusciva a fare, molte di rimpallo, qualcuna riuscita, voluta e cercata, anche per la sua scellerata astuzia nell’intestardirsi per uscirne vincitore divenne l’idolo perché i marchi di fabbrica anticonformisti cominciavano a piacere al popolo medio-borghese. Nelle misere gioie napoletano vissute, brilla ai suoi occhi e a quelli dei napoletani il gol fondamentale in Coppa Uefa contro il Videoton.

Spolverando l’almanacco dei palmares ci accorgeremo che Braglia contribuirà attivamente al secondo posto finale della stagione 1974-75 e alla vittoria della Coppa Italia nel 1976 (suo uno dei quattro goal che il Napoli segnò al Verona nella finale dell’Olimpico). Dopo il periodo napoletano Braglia viene ceduto nel1976 al Milan. Se in campionato il suo contributo è assai limitato con soli 3 incontri disputati, è invece decisivo per la conquista della Coppa Italia, torneo di cui si aggiudica il titolo di  capocannoniere con 6 reti a pari merito col compagno di squadra Calloni andando a segno anche nella finale di San Siro contro l’Inter. Ciò non gli vale tuttavia la conferma per la stagione successiva, passando nella sessione autunnale del calciomercato al Foggia, dove la stagione sarà negativa sia per il calciatore (8 sole presenze e nessuna rete) sia per la squadra pugliese, retrocessa in Serie B. Dopo quest’annata Braglia abbandona il calcio ad alto livello.

braglia5Ritratto alla George Best, a tratti maggiormente somigliante a Robin Friday se non fosse stato per i baffoni da sparviero, Giorgio era però “cavallo pazzo” soltanto in campo, esclusivamente sulla fascia, sgroppare, dribblare, puntare l’uomo e tentare le fortune del gol era il suo mestiere, l’esterno azzurro con licenza di far gol, sono tanti i tifosi napoletani che ancora oggi ritornano con la mente a quei nostalgici attimi azzurri in cui Braglia faceva sognare e impazzava come un treno rapido che non fa fermate intermedie.

Ecco lo storico gol di Braglia contro il Videoton:

 

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