La favola, la festa e la voglia di «vendetta » contro la corazzata tedesca, tutto messo in ombra della variabile Ramadan: inizia il mese sacro ai mussulmani e la piccola leggenda dell’Algeria agli ottavi di un Mondiale rischia di infrangersi tra fatwe, leggi coraniche, scontri teologici e condizioni climatiche che non permettono certo di preparare un big match senza bere e mangiare per l’intera giornata.
I verdi con cui gioca Faouzi Ghoulam, l’esterno del Napoli, l’impresa la hanno già realizzata: il pareggio con la Russia di Capello ha permesso l’impossibile sogno, la qualificazione agli ottavi di finale di un Mundial. Un traguardo mancato nel 1982 quando forse la migliore nazionale di sempre, con in campo Madjer, Assad e Belloumi, si fermò solo per colpa di un mai dimenticato Germania-Austria, la «partita della vergogna»: un «biscotto» all’italiana con cui, grazie ad un unico risultato, si qualificarono entrambi le squadre europee tagliando fuori l’africana. E nella festa che giovedì notte è esplosa gioiosa nel Paese maghrebino e in varie parti d’Europa con strascichi violenti a Marsiglia in Francia, il pensiero è stato unico: vendetta. Già, perché domani, a Porto Alegre, l’Algeria è attesa proprio dalla Germania. Più che dalla corazzata germanica tra le favorite al Mundial con un Muller cecchino infallibile, però, la favola delle «volpi del deserto» rischia di essere incredibilmente minata dall’Islam.
Inizia, infatti, il mese sacro in cui tutti i buoni musulmani devono digiunare dall’alba al tramonto e la «questione di coscienza» per i calciatori mussulmani è già scoppiata. Da parte germanica, Mesut Ozil ha già annunciato che non osserverà il digiuno. Questione di sopravvivenza: rispettando i precetti del Ramadan, con temperature massime superiori ai 30 gradi e alti livelli di umidità,allenandosi duramente e giocando una partita al Mondiale significa debilitarsi in modo rischioso. Tuttavia una cosa è il singolo,altro una squadra che rappresenta un’intera nazione. Una fatwa emessa dallo sheykh Muhammad Sharif Qaher, esponente del Supremo consiglio islamico dell’Algeria, consente ai calciatori maghrebini di non digiunare, ma il dibattito tra le scuole teologiche coraniche è scoppiato violento. E quando si parla di Islam, non si tratta di questioni teoriche e immateriali. E tra sheykh e ulema si sprecano gli inviti a digiunare «perché Dio sta con chi digiuna». Così i tifosi tremano. Perché una delle grandi forze delle «volpi del deserto» è proprio una condizione fisica invidiabile, e restare senza acqua e cibo, significa dire addio al sogno di andare avanti, nel Mondiale e nella vendetta controla Germania.
FONTE: Il Mattino