Convenzione stadio alla stretta finale

Una proroga di 60gg della convenzione esistente. Questo è quanto prodotto da mesi di trattative estenuanti tra Comune e Calcio Napoli con la consulenza della CONI Servizi. Un risultato deludente al 30 giugno, quando invece il sindaco De Magistris aveva trascorso gli ultimi due mesi ad affermare che si era prossimi alle firme. Il motivo del contendere è ovviamente di natura economica, stabilire un equo canone per l’utilizzo di un impianto storico, ma che è in condizioni molto precarie dal punto di vista dell’aspetto, della modernità e della funzionalità.

Una nuova convenzione è indispensabile per dettare anche l’agenda per gli eventuali lavori di ristrutturazione, fissare la tempistica entro la quale il Napoli deve presentare i progetti e stabilire su quali basi si procederà una volta completato il percorso di ristrutturazione. Naturalmente l’interesse del Comune è quello di non danneggiare i cittadini, evitando di far sostenere costi eccessivi per la gestione di un impianto che non porta di fatto utili al Comune, dall’altra parte il Napoli vuole ovviamente minimizzare l’esborso per un impianto che ha molte, troppe lacune, a cominciare dal fatto che è facilmente perforabile dai “portoghesi” della domenica.

Nel corso dei mesi i rapporti si sono progressivamente distesi, il Napoli ha saldato tutti i debiti pregressi senza ancora aver incassato i rimborsi per i lavori sostenuti anticipando direttamente il denaro, ma è interesse del sindaco giungere a fine legislatura (2016) con un risultato sul versante stadio, l’ottimo sarebbe aver per allora avviato anche la ristrutturazione dell’impianto, ma non è facile.

La società azzurra ha spiegato a più riprese che spendere 200-300 milioni per edificare un nuovo stadio vorrebbe dire ridimensionare di molto la rosa e il livello tecnico della squadra, visto che sostenere una spesa praticamente doppia rispetto al fatturato annuale porterebbe facilmente a squilibri di bilancio. Naturalmente è possibile la realizzazione di un nuovo impianto (o una demolizione/ricostruzione del San Paolo) a patto che sia inserita in una più vasta operazione urbanistica che comprenda la realizzazione di ampie aree commerciali e/o residenziali per garantire un rendimento economico all’operazione e attrarre investitori (è grazie ad un’operazione di questo genere che la Juventus ha potuto realizzare il suo stadio, costruendo all’intorno centri commerciali, supermercati e in un prossimo futuro anche residenze e alberghi).

C’è dunque da aspettare l’approvazione della nuova convenzione “ponte” per poter capire quali sono gli orientamenti nel medio-lungo periodo sul San Paolo, ma l’attesa non dovrebbe essere lunga per l’UEFA ha fretta di avere un documento che attesti la disponibilità dello stadio per l’intera stagione così da autorizzare l’impianto di Fuorigrotta come stadio per l’intera stagione europea.

Andrea Iovene
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