L’Argentina torna a disputare una finale del campionato del Mondo dopo tanto tempo. Ha avuto bisogno di arrivare ai supplementari per sbarazzarsi di un’Olanda che ha alzato barriera bianca soltanto dopo la lotteria dei calci di rigore. Dal giorno prima, già la aspettava la Germania, che sarà la sua rivale dopo aver letteralmente distrutto il Brasile in un match che difficilmente si dimenticherà e con una goleada scandalosa.
Vittoria per la storia
Successo travolgente con goleada senza attenuanti dellla Germania contro il Brasile (7-1), nella prima delle due semifinali di questo campionato del Mondo 2014 che si disputa proprio nel paese sudamericano. Un risultato che rimarrà negli annali per lo strapotere dimostrato dai tedeschi e per i fattori che lo hanno preceduto. E’ chiaro che la nazionale brasiliana non era adeguatamente preparata ad affrontare un Mondiale casalingo, però quello che è successo va al di là di ogni previsione. Sforzandoci di essere sinceri e alla lucedei fatti accaduti, abbiamo assistito ad un match in cui la tattica contava sempre meno con il passare dei minuti, soprattutto, con l’arrivo dei gol.
Al di là delle pianificazioni e delle condizioni preesistenti, sono le proprie sensazioni e il risultato senza attenuanti, che descrivono questo match con fedeltà al cospetto di una realtà che con il passare dei minuti assumeva sempre più contorni incredibili. E’ veramente raro assistere ad un avvenimento del genere tenendo conto delle premesse. Nonostante ciò proviamo ad estrarre dal match il succo di alcuni aspetti tecnico–tattici.
All’inizio, entrambe le squadre si schierano con una difesa a quattro sul quale completare il proprio disegno tattico. I tedeschi, con la sua abituale strategia, con Klose punta centrale, Müller e Özil sugli esterni e Kroos, Khedira e Schweinsteiger come interni di centrocampo, tutti con la libertà di scambiarsi le posizioni, soprattutto i primi due, la cui priorità è quella di attaccare l’area rivale. Ovviamente la sua linea difensiva molto avanzata poteva rappresentare un punto debole e già abbiamo visto come la Francia cercava di approfittarne soprattutto alle spalle di Lahm che era il più avanzato.
Da parte loro, i brasiliani si presentano con Bernard a sostituire l’infortunato Neymar e Dante al posto di Thiago Silva. Molti diranno che questa è stata la motivazione chiave per l’andamento della partita, in particolar modo, la mancanza del loro capitano. Ovviamente, la sua presenza avrebbe dato più sicurezza alla retroguardia, però la sensazione è che, visto l’andamento del match, non sarebbe bastato. Ci voleva molto altro.
Da quando Müller, trovatosi solo all’altezza del secondo palo, grazie ad un semplice blocco sul suo marcatore David Luiz, sigla il primo gol della Germania, i brasiliani hanno perso tutta la loro sicurezza e tutta la fiducia in loro stessi che gli poteva trasmettere tutto un popolo che spingeva alle loro spalle. Forse proprio per questo, per la troppa paura di sbagliare, per la pressione che avevano, hanno cercato precipitosamente di cambiare le cose e di farlo in fretta. Con evidenti errori da parte di tutta la difesa ed anche del centrocampo, entrano in una spirale che permette alla Germania di interpretare perfettamente il piano di gioco concepito. Pressare con intensità in avanti, recuperare quanto prima la palla e subito cercare la porta avversaria per far male.
Un semplice esempio: Marcelo che insegue l’attaccante avversario alle spalle della propria linea difensiva è la causa del secondo gol. I movimenti di tutta la difesa di fronte alla perdita di un pallone, che arretra spaventata invece di aggredire il possessore di palla, sono stati, la causa di un altro paio di gol.
La mancanza d’intensità sulle fasce in fase difensiva, sono il motivo del resto dei gol. Così, poco a poco e mentre il Brasile cercava di reagire con il cuore, ma con errori tattici tanto grandi quanto inconcepibili per una squadra tanto blasonata, la squadra tedesca, che aveva le idee molto chiare e una perfetta concezione su dove e come poteva fare ancora più male, si limita a far sanguinare l’avversario e ad aggiornare il tabellino fino a farlo diventare storico. La partita termina (7-1) come tutti sappiamo e, cosa ancora peggiore, con la sensazione che il punteggio e la sconfitta del Brasile, o la vittoria della Germania a cui non va tolto alcun merito, potessero essere ancora maggiori.
Il blocco tedesco mantiene l’ordine e continua ad eseguire perfettamente i movimenti che già hanno effettuato nelle partite precedenti e non va mai in sofferenza. All’inizio del secondo tempo, il Brasile si rende pericoloso ed arriva vicino al gol, anche se, ripeto, più con il cuore che con un adeguato piano tattico. Nonostante ciò, il tabellone mostrava il 5-0 e gli europei non evidenziavano alcun tipo di preoccupazione.
Cercare i colpevoli adesso sarebbe troppo facile, sappiamo come vanno le cose in questo mondo. Però, la realtà è che, mettendo da parte gli errori difensivi che hanno portato ai primi gol tedeschi che poi hanno condizionato tutta la partita, i brasiliani si sono auto imposti una pressione, tanto la squadra quanto i tifosi, che ha costituito il problema principale. Non hanno saputo e potuto controllare le avversità, e questo è stato, per me, molto più decisivo rispetto agli sviluppi tecnici e tattici che hanno portato alla disfatta. Altre due considerazioni da fare: Klose è attualmente il massimo goleador della storia dei mondiali, superando Ronaldo, e la Germania si candida come super favorita alla vittoria della finale.
Per aggiungere qualche altro dettaglio tattico difficilmente individuabile in un match tanto complicato, il gol subito dalla Germania ha mostrato l’enorme disattenzione di una difesa in linea molto avanzata, con poca attenzione da parte dei suoi componenti. Neuer non ha potuto sventare la minaccia e ha palesemente mostrato che subire quel gol non gli ha fatto molto piacere. In definitiva e per chiudere questo nostro incontro, una schiacciante Germania si è imposta con un risultato rotondo al cospetto di un Brasile incapace di reagire contro le avversità e con un sette a uno sul tabellino finale. Senza dubbio, un risultato storico.
L’Argentina ha bisogno dei rigori
L’Argentina sarà la finalista rivale della Germania avendo prevalso ai calci di rigore sull’Olanda dopo una partita dove sia i tempi regolamentari quanto i supplementari si sono conclusi con il risultato di zero a zero. Poi si è arrivati alla lotteria dei rigori, dove ad avere la meglio sono stati i sudamericani. Per la nazionale europea hanno sbagliato Ron Vlaar y Wesley Sneijder mentre per l’Argentina è bastato trasformare solo quattro calci di rigore. L’Argentina disputerà una finale del Mondiale 24 anni dopo mentre, l’Olanda non è riuscita a guadagnarsi la quarta.
Adesso però passiamo a ciò che ci ha raccontato la partita, anche se per la verità non è molto. Come c’era da aspettarsi, la selezione ‘Orange’ si schiera con il suo 1-3-4-3 in cui i suoi esterni Blind e Kuyt, hanno tutta la fascia a disposizione, perché i due esterni d’attacco davanti a loro, Sneijder e Robben si muovono con libertà accentrandosi spesso. Le sue marcature a uomo in tutte le zone del campo sono notevolmente aggressive ma non permettono molte giocate offensive. Invece, la ‘albiceleste’ comincia con un 1-4-4-2, con Messi e Higuain in attacco e con Lavezzi e Pèrez sulle fasce. Le punte aiutano poco in fase di copertura mentre i centrocampisti portano un pressing aggressivo, a volte anche sopravanzando i propri compagni d’attacco ma senza efficacia, visto che gli olandesi tramite retropassaggi mantengono il possesso della palla senza problemi. I sudamericani cercano di esprimere il loro gioco cercando spesso di sorprendere alle spalle la retroguardia avversaria, mentre gli europei basano il loro gioco più sul recupero della palla e su rapide ripartenze in contropiede. Quando hanno il possesso palla, però, la circolazione della stessa non è abbastanza rapida e questo non gli permette di trovare varchi utili a sorprendere la difesa avversaria. Nessuna occasione pericolosa da segnalare e solo l’Argentina dà la leggera sensazione di potersi rendere minacciosa. Stando così le cose, non si poteva che giungere all’intervallo sullo 0-0.
Il secondo tempo inizia con la sostituzione di Janmaat, precedentemente ammonito per un fallo commesso ai danni di Messi, per Martins Indi, e Van Gaal ne approfitta per registrare la sua difesa. Il nuovo entrato passa a destra e Kuyt a sinistra, mentre Blind si sposta al centro. Le due squadre continuano a non rendersi pericolose anche se l’Olanda sembra intenzionata ad alzare un po’ il suo baricentro. L’Argentina recupera alcuni palloni ma preferisce giocarli all’indietro invece di attaccare la porta avversaria. Così trascorrono i primi minuti della ripresa. L’Olanda dipende molto dalle giocate verso l’interno visto che gli esterni alti tendono ad accentrarsi mentre quelli bassi hanno caratteristiche più difensive che offensive rendendo le azioni sulle laterali molto difficili.
Il ritmo del gioco continua ad essere lento e sembra che le due contendenti preferiscano non correre rischi. Solo Higuain crea qualche azione pericolosa per i suoi. L’ingresso di Agüero e Palacio serve a dare freschezza al reparto offensivo ma, mancando poco al fischio finale, non hanno il tempo materiale per fare la differenza. Al novantesimo, Mascherano salva l’occasione più nitida dell’incontro con un grande intervento su Robben. Si lancia in scivolata e intercetta il tiro dell’olandese che sbagliando leggermente l’ultimo tocco si era allargato troppo. Visto lo 0-0 sul tabellone alla fine dei tempi regolamentari, ancora una volta in questi mondiali, si ricorre ai supplementari.
Il primo tempo ha poco da raccontare. Da evidenziare solo la sostituzione di Van Persie per Huntelaar come ultima mossa per l’Olanda alla ricerca di qualche giocata alternativa in attacco. Alejandro Sabella, da parte sua, getta nella mischia Maxi Rodríguez al posto di Lavezzi, sostituzione con cui le due selezioni terminano i cambi a disposizione, giocandosi il tutto per tutto.
La paura di perdere da parte di entrambe, fa in modo che non si corrano rischi e l’infortunio di Zabaleta rallenta ancora di più il gioco. Tra lo stupore di tutti, Palacio ha una grande occasione lanciato alle spalle della difesa. Decide di superare il portiere con un colpo di testa, mentre se avesse fatto scendere ancora un po’ la palla per impattarla col piede, probabilmente sarebbe stato molto più efficace. Un tiro di Maxi Rodríguez e un avvicinamento all’area olandese mettono fine al capitolo delle azioni pericolose. Non è stata una delle migliori partite del mondiale, bisogna riconoscerlo, e i rigori hanno sentenziato che l’Argentina arrivasse in finale dopo le parate di Romero e il gol definitivo di Maxi Rodríguez che ha calciato l’ultimo penalty dei quattro di cui ha avuto bisogno la ‘seleccion’. Se vorrete farci compagnia, parleremo della finale in questo nostro solito punto d’incontro. Vi aspetto.
fonte: Rafabenitez.com