Profili azzurri: Antonio Criscimanni

criscimaGiovani, italiani e sfacciatamente propensi a sfondare nel grande calcio, questo l’identikit che la società partenopea, sul nascere dei primi anni ottanta, cerca di mettere in pratica, cercando di scovare gioiellini dal futuro roseo nelle squadre così dette “piccole”, nelle serie minori, dove gli orizzonti dei compensi è ancorato nei limiti del comprensibile. Succede che capita sulla strada del Napoli Antonio Criscimanni, una giovane mezzala sinistra che ricorda a tratti Mazzola per pragmatismo, ma anche Rivera per dinamicità e disciplina tattica, insomma un potenziale pezzo da novanta. A 19 anni, dopo essere passato per tutte le giovanili della Roma, viene ceduto in serie B al Varese, dove gioca 60 gare e mette a segno 9 reti, impressionando la platea degli osservatori come uno dei migliori prodotti delle giovanili italiane, facendo drizzare le antenne dapprima della dirigenza irpina, in quegli anni molto attenta a scovare campioncini.

Presto fatto, Criscimanni in maglia biancoverde, nel 1980, fa grandi cose (25 gare e 4 reti) risultando come uno dei migliori elementi messi in mostra dalla squadra dell’Avellino, in una delle più prolifiche stagioni in A della squadra campana, ed i vicini osservatori napoletani non potevano fare altro che fare un salto agli allenamenti degli irpini per spiare le gesta del ragazzo, che non tarderà a firmare per la squadra più importante della sua carriera, trampolino di lancio per toccare il cielo con un dito. Criscimanni poté quindi inserirsi in una formazione che criscicontava fra gli altri giocatori come Krol, Pellegrini III e Bruscolotti e conquistò con gli azzurri il 4º posto in classifica nel 1981-1982. La stagione successiva, quella della salvezza arrivata per il rotto della cuffia, disputa ventotto incontri mettendo a segno 3 reti (due nella stagione precedente), uno dei quali nella magnifica rimonta di Milano contro l’Inter, gara che rimarrà agli annali come una delle più positive di Antonio, dove sciorinò una delle sue migliori prestazioni in maglia azzurra, addirittura qualche giornale dell’epoca lo eresse a migliore in campo. Ma non bastò per guadagnarsi la riconferma in un Napoli stordito dalla cavalcata faticosa verso la salvezza in una stagione in cui le ambizioni erano ben altre. Morale della favola la cessione di Criscimanni al Pisa sembra il giusto passo verso un elemento che non ha convinto del tutto, essendo eternamente in bilico per ciò che riguarda le prestazioni e nonostante avesse mezzi tecnici invidiabili, tra cui anche un ottimo tiro di sinistro.

Nel 1983 il passaggio al Pisa, dove rimase un anno ed in seguito all’Udinese, dove giocò altre 3 stagioni in Serie A, senza poter evitare la retrocessione della formazione friulana nel 1986-1987. Nel 1986, marcava Maradona e dopo numerosi falli subi’ la reazione dell’argentino che lo colpi’ con una testata e l’arbitro lo mandò sotto la doccia per il gesto sconsiderato. In quella gara venne accusato di aver intimidito Maradona fino all’inverosimile, tant’è che Ottavio Bianchi allora tecnico del Napoli dichiarò: “Quando dopo aver colpito il ginocchio, ti dicono ti spacco le gambe, umanamente questo tipo di reazione si può capire”. Chiuderà la carriera italiana nel Livorno nel 1990, per tentare l’avventura sulla panchina del Morbio in Svizzera, squadra in cui ha ricoperto il doppio ruolo di allenatore-giocatore. mW9GjSSo0DSV3-LZ0nS_iZQQualche anno dopo di lui dall‘Avellino arrivò un certo Nando De Napoli che avrà una sorte diversa rispetto a quella di Criscimanni, rimasto nel limbo delle grandi promesse mai veramente sbocciate, mantenendo un trend di calciatore troppo spesso frenato senza motivi plausibili, avendo a disposizione i mezzi per poter dire la sua. Il ricordo che ha lasciato a Napoli è senza ombra di dubbio quello di un ragazzo promettente che non ha saputo sfruttare al massimo l’occasione che gli è stata concessa, oltretutto ha sfiorato solamente la possibilità di giocare con lo stesso Diego a cui preparerà un brutto scherzo qualche anno più tardi con la maglia bianconera, come descritto sopra, con la soddisfazione di avere almeno giocato al fianco di un altro grande “numero 10“, Arturo Antunes de Coimbra, in arte Zico.

 

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