L’avvento della nuova stagione, l’importanza della freccia colombiana

Di lui si erano quasi perse le tracce con la maglia azzurra. I tifosi partenopei lo ricordavano scorrazzare sulla corsia destra (talvolta anche sulla sinistra), seminando avversari con le sue serpentine sudamericane.  Qualcuno storse il naso quando il giocatore, a causa di un fastidioso infortunio al ginocchio, iniziò a collezionare più assenze che cross dalla sua fascia di competenza. Giorno dopo giorno del l’esterno colombiano tanto ammirato nell’ultima stagione mazzarriana, neanche l’ombra. Di lui lo scorso anno si ricorda solo la sfortunata autorete contro il Borussia Dortmund, che a conti fatti sancì l’esclusione del Napoli alla seconda fase del trofeo più importante d’Europa.

Un rinnovo contrattuale che assomigliava più ad una telenovela sudamericana sullo sfondo, rendeva la situazione ancora più intricata. Da un lato le prestazioni deludenti, dall’altro la storia del contratto. Tanti i tifosi azzurri che iniziavano a nutrire un senso di fastidio nei confronti di Camilo. Fischi al San Paolo nei suoi confronti quando all’orizzonte c’era la maglia a strisce della Juventus. Sarebbe stato uno sgarbo difficilmente digeribile per i tifosi azzurri dopo che il giocatore era stato atteso e coccolato quando con Mazzarri stentava a carburare.  Poi il rinnovo tanto sperato, il tweet del Presidente De Laurentiis a sancire la fine di un gioco al massacro, per lui e per la società che rischiava di perdere un giocatore determinante a costo zero. Prima le sirene bianconere, poi le avances del Barcelona. Quando vedi un tuo giocatore puntato dalla squadra catalana, capisci di avere un piccolo tesoro in casa e stenti ad accettare di perderlo.

La sua duttilità l’arma in più, il dribbling nel sangue, a destra come a sinistra. Purtroppo lo scorso anno le prestazioni di Juan Camilo non hanno soddisfatto le attese dopo le belle stagioni sotto la guida del Walter livornese. Il cambio di modulo forse, ritornare a difendere come faceva nel Siena in una difesa a quattro, scampoli di partite condite da prestazioni quasi mai all’altezza.

Il confronto non regge, da un anno all’altro Zúñiga sembra essere diventato solo il lontano parente del laterale tanto ammirato. Trentadue presenze per un totale di 2622 minuti giocati con Mazzarri, appena sei presenze in campionato con Benitez per stentati 400 minuti. Le statistiche parlano chiaro, il laterale destro colombiano è mancato come il cacio sui maccheroni per il gioco del tecnico spagnolo, che trova sfogo sulle fasce con le sovrapposizioni dei trequartisti agli esterni difensivi.

Ghoulam da un lato, Zúñiga dall’altro, due frecce all’arco di mister Benitez con i comprimari Maggio, Mesto ed all’occorrenza Henrique a ricoprire un ruolo chiave per i diktat del maestro spagnolo. 

I tifosi attendono solo di rivedere il vero Zúñiga, di esaltarsi dinanzi alle sue esultanze dopo (si spera) i tanti gol ed assist della nuova stagione. Forza Camilo, riprenditi ciò che era tuo. 

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