Se il soprannome “Rambo” è stato coniato per Nando De Napoli per spirito di sacrificio e grinta, a Roberto Policano potremmo concedergli una speciale licenza per chiedere in prestito tale soprannome poiché meglio risponde alle caratteristiche di un calciatore che ai meno cultori della storia calcistica potrebbe quasi sembrare un Wrestler tale è l’imponenza fisica e la stazza da vero e proprio lottatore. Questo aspetto è stata sempre uno dei principali biglietti da visita di Roberto, romano cresciuto nel Latina e svezzato dal grifone genoano per ben 4 anni dove colleziona 118 presenze e 9 gol, step fondamentale per portare alla ribalta le doti di un calciatore atipico come lo era Policano, terzino sinistro dal fisico statuario, abile a sfruttare una muscolatura fuori dal comune per concedersi il lusso di tentare più volte lo sfondamento sulla fascia ai fini di cross al bacio oppure, come molto spesso capitava, per mettere in mostra il missile terra aria che si ritrova solitamente nel piede sinistro quando prova le conclusioni a rete.
Approda alla Roma ed il sogno diventa realtà, dall’87 all’89 raccoglie 3 presenze e 5 reti, ma soprattutto la delusione di non esprimere al meglio le sue doti, cosa che, come avviene spesso nel calcio, fa rima con bocciatura e cessione. Confermata la locuzione latina “Nemo propheta in patria” il Torino e il banco di riprova successivo che può dargli la chance che i giallorossi gli avevano concesso a scadenza, come volevasi dimostrare Policano diventa un trascinatore della fascia sinistra e non solo, il tecnico Mondonico fu il primo a cominciare a spostarlo sulla linea dei centrocampisti, mettendogli le ali e consentendogli addirittura di spingersi in attacco, anche nei finali di gara quando le punte scarseggiavano e si richiedeva una presenza “di fisico” nell’area di rigore. L’effetto pratico furono i 18 gol messi a segni in 80 gare di Toro, dove la squadra granata tocca mete inaspettate grazie anche alla scoperta delle doti di “Rambo“, divenuto nel frattempo anche un leader della curva Maratona, giusto mix di calciatore tutto anima e corpo, allo stesso tempo in grado di impersonare lo spirito indomito del “cuore granata” per antonomasia.
La dolorosa cessione al Napoli per ben 6,5 miliardi di lire la dice lunga sulle reali credenziali che gli azzurri avevano riposto nel calciatore romano, voluto fortemente da Bianchi che lo sfrutterà spesso anche in fase offensiva, così come suggeritogli dal collega di Torino, esempio pratico la gara contro i nerazzurri atalantini sbloccata proprio grazie ad una “trovata” del terzino-bomber acquistato dai partenopei. A Napoli furono cinque anni di soddisfazioni, nonostante Roberto si sia trovato all’ombra del Vesuvio proprio negli anni del passaggio da un’epoca vincente ad una più austera, che farà eco al periodo più buio per le sorti calcistiche della città. A parte quest’ultima, importante considerazione, 92 presenze e 12 gol non si dimenticano facilmente quando una forza della natura come Policano è passato in squadra riscuotendo la stima del pubblico e la fiducia della squadra, considerando anche alcune scelte degli allenatori che si sono susseguiti in panchina, da Ranieri e Boskov passando per Lippi, che non sempre sono riusciti a trovare la giusta collocazione in campo al ragazzo, lasciandolo qualche volta anche come seconda scelta o arma di riserva se lo si vuol guardare con aspetto più benevolo piuttosto che considerarlo una bocciatura.
La maturazione avvenuta con la maglia azzurra non gli è valsa la definitiva consacrazione in un determinato ruolo, lasciandolo sempre nel “limbo” tra difesa e centrocampo, quasi fino a farlo diventare croce e delizia di un calciatore dalle caratteristiche tattiche non meglio definite, sul quale puoi puntarci per tentare una soluzione alternativa, ma che lascia ampi margini di dubbio se lo si vuole inquadrare in un ben definito quadro strategico. Napoli non sarà il suo ultimo porto, ma è sicuramente stato il suo approdo finale in una squadra di caratura internazionale, consegnando agli almanacchi calcistici una carriera incompleta che lascia qualche interrogativo e pone all’attenzione della platea un calciatore che avrebbe sicuramente potuto raccogliere più di quanto ha fatto, anche volendo andare al di là delle vittorie personali a livello di trofei, soprattutto considerando la maglia della nazionale maggiore un traguardo mancato che avrebbe impreziosito una carriera piuttosto comune rispetto ad un calciatore che tanto comune non lo è stato.
Ecco un tributo video con alcuni dei gol più belli della carriera di Policano: