Capita pure di dover fare i conti con tristi ricordi nella rubrica “qui fu Napoli“, ma i nostri lettori più assidui ci perdoneranno l’infausto “deja vù”, convenendo con noi che, nonostante il finale di stagione amaro, il Napoli targato 1988 fu uno dei più spettacolari e entusiasmanti di quegli anni, anche se il premio dovuto non arrivò per coronare il percorso per una squadra che aveva dimostrato di essere la dominatrice assoluta del campionato italiano, se non fosse stato per quell’incapacità di gestire un vantaggio di punti che a molti sembrava insormontabile. Andiamo per ordine, per buona parte del campionato il Napoli scudettato comanda la classifica dalla prima fino alla ventisettesima giornata, mettendo in mostra un gioco invidiabile ed una padronanza che molti definirono l’arma in più della squadra, e per tali motivi fosse davvero improbabile che qualcuno potesse mettere in dubbio la vittoria finale di Maradona & co. Ma è storia nota che nello spogliatoio del Napoli ci fossero crepe a dir poco irrimediabili, con Bagni capofila dei dissidenti, principalmente nei confronti dell’allenatore Bianchi, ma ben presto il gruppo di calciatori “col mal di pancia” diverrà ben più numeroso e finirà per influire negativamente sull’andamento della parte più importante del campionato, lo sprint finale.
Dopo il pareggio di Verona, a Napoli arrivano gli inseguitori indiavolati (per veemenza, oltre che per riferimenti simbolici) rossoneri, guidati dal maestro Sacchi e dagli olandesi Gullit e Van Basten, dall’esperto Virdis, l’indomito Baresi e un’organizzazione di gioco che non s’era mai vista in Italia fino a quel momento. Apre le danze proprio il sopracitato Virdis, pari illusorio di Maradona, raddoppio ancora del brizzolato attaccante sardo, tris di Van Basten e gol della speranza di Careca, che rimarrà tale fino alla fine, poiché il 2-3 per il Milan sarà lo scottante risultato finale che getta in depressione un’intera città, delusa e sconsolata per aver quasi perso il sogno del secondo tricolore, della conferma di una grande squadra che soltanto lo scudetto potrebbe scrivere in calce nella storia del calcio italiano. Milan in testa con 43 punti, Napoli dietro a 42 punti, mancano due giornate, cominciano le promesse di una rimonta possibile sotto l’aspetto numerico, ma che nello spirito diventa inverosimile, vuoi per l’alone di sconforto che cala nello spogliatoio azzurro, ma anche e soprattutto per l’inizio dei processi prima ancora di dire la parola fine al tanto agognato tricolore.
Ma la sconfitta di Firenze mette in ginocchio le ultime, residue, chanches di recupero dei partenopei, che orfani di Maradona, out per infortunio, escono sconfitti ancora una volta per 3-2 dal tempio viola, mentre la Juve contro il Milan a San Siro non aiuta gli azzurri ad alimentare la fiammella residua di speranza. L’ultima giornata regala un’altra delusione, mentre il Milan fa 1-1 a Como, la sconfitta del Napoli per 1-2 nei confronti della Samp di Vialli e Mancini è la firma tremolante e quasi incomprensibile sotto l’epilogo di uno sciagurato finale di campionato, che lascerà strascichi polemici non soltanto sotto l’aspetto tecnico e in funzione delle incomprensioni tra il mister e alcuni elementi della squadra, si dirà, infatti, di storie su giri di scommesse, sull’intervento della camorra sul Totonero, che avrebbe condizionato l’assegnazione del tricolore al Milan poiché erano state numerose le puntate sulla vittoria azzurra tali da dover concedere un esborso economico non indifferente. Anche un pentito, più tardi, metterà per iscritto dichiarazioni compromettenti per diversi elementi del clan azzurro, ma la magistratura riterrà inopportune e inadeguato ai fini probatori.
Il Napoli, dal canto suo, manda via il gruppo dei “contestatori”, ossia Garella, Bagni, Ferrario e Giordano, quest’ultimo ceduto addirittura all’Ascoli. A distanza di tempo, l’ombra del Totonero sull’esito del campionato 1987-88 rimane, fuorviata dalle dichiarazioni di alcuni elementi di spicco della camorra, che, secondo quanto dichiarato, avrebbero confermato come l’esito di alcuni incontri fosse stato pilotato ai fini di interessi personali dei clan che gestivano il giro di scommesse illecite. Brutte storie, insomma, sulle quali ci sentiamo solamente cronisti, autori di racconti che la storia dell’epoca ha consegnato alle cronache, senza alterare né prendere parte a versioni o teorie di chicchessia. Resta l’amarezza per una sconfitta incredibile, uno scudetto buttato al vento, una delle pagine più tristi per un tifoso partenopeo. Chiediamo ancora venia per il triste ricordo, ci congediamo con la speranza che, ben presto, nuove altisonanti vittorie aiutino a far dimenticare quanto doloroso fu rinunciare ad un tricolore che gli azzurri avevano praticamente in tasca.
Ecco le immagini della disfatta azzurra:
Articolo modificato 29 Lug 2014 - 14:55