«Il napoletano che indossa la maglia azzurra deve avere gli attributi»: senza giri di parole, Pino Taglialatela, ex portiere e capitano azzurro, ora presidente dell’Ischia, sul caso Insigne va subito al nocciolo della questione. Nel 1998 “Batman”visse una stagione calcisticamente drammatica culminata con la retrocessione, i fischi dell’altra sera gli avrebbero fatto il solletico.
Non un bel ricordo, vero Taglialatela? «Giocammo un intero campionato con il San Paolo che ci contestava sempre, una domenica ci accolse con la carta igienica… La storia dice che ai napoletani si chiede qualcosa in più, chi veste l’azzurro lo sa benissimo».
Forse Insigne non ha la giusta maturità per sopportare la tensione del San Paolo? «Gli piace giocare nel Napoli? E allora bisogna avere tranquillità interiore, spalle larghe e attributi per reggere le pressioni di una piazza calda come quella napoletana. Molto dipende dal rapporto che si crea tra pubblico e giocatore, evidentemente qualche screzio del passato non ha cementato il giusto feeling tra Lorenzo e la gente. Il grande problema è che lui reagisce in maniera plateale».
Cosa prova un napoletano quando viene fischiato dal suo stadio? «A me è capitato e lo posso dire: ti senti morire dentro, ti crolla tutto intorno. Dici: ma perché proprio a me che sono uno di loro? Poi capisci che quando le cose vanno male in generale, i tifosi se la prendono con i napoletani perché vorrebbero una reazione forte, immediata. In quel momento sei tu il loro riferimento».
Non è facile iniziare la stagione in questo modo. «Bisogna recuperare il giocatore dal punto di vista psicologico, ora c’è da lavorare sul morale di Insigne. Deve assimilare il concetto che è un professionista, è lui che deve comprendere il tifoso e non viceversa».
In quest’ottica, rispondere ai fischi ha complicato la situazione? «Il ragazzo è istintivo, vuole strafare ma se le cose in una partita non riescono bene, non deve farsene una colpa. Replicare in quel modo alla contestazione della gente è sbagliatissimo: accetti i fischi e si comporti da professionista rispettando sempre il pubblico».
Un consiglio a Lorenzinho? «Chieda scusa ai tifosi, il San Paolo apprezzerebbe. Lo facemmo noi quando scendemmo in B, lui è stato solo fischiato dopo una sostituzione».
Gargano potrebbe essere un esempio? «Certo, ha risposto con il lavoro e in campo si è comportato da grande lottatore. I fischi sono duri da digerire per tutti. L’unica cosa positiva è che quando sei giovane, aiutano a crescere».
Insigne potrebbe essere vittima di una contestazione più generale, dovuta a un mercato poco incisivo? «Sì, ai napoletani due mesi fa è stato detto che sarebbero stati acquistati un paio di calciatori di grande spessore. Invece niente e tra tante insoddisfazioni, nel calderone è finito anche il povero Insigne».
fonte: il mattino