C’è Aurelio De Laurentiis, che le trasferte europee non le salta quasi mai. D’altronde il momento è cruciale e oggi c’è in gioco non solo la qualificazione alla fase a gironi della Champions ma anche un modello gestionale che punta sull’autosufficienza economica e che dunque non può far a meno, per sopravvivere alla grande, dei 30 milioni (o giù di lì) che la Uefa garantisce. Ci saranno almeno 800 tifosi azzurri, tutti col biglietto in mano e qualcuno che raggiungerà il nord della Spagna partendo dalle località turistiche della Costa Brava e dei dintorni della non proprio vicinissima Barcellona.
C’è De Laurentiis, dunque, che ha raggiunto la squadra ieri mattina a Capodichino, dopo un volo in elicottero dalla Grecia, dove era in vacanza. Con lui l’ad Chiavelli e il dirigente Saracino, il segretario Vallefuoco e il responsabile della biglietteria Cassano, ma anche la famiglia del produttore al gran completo. Compreso Eduardo De Laurentiis. È l’alba della stagione, siamo in pieno agosto eppure sembra già una specie di ultima spiaggia. Un respiro a pieni polmoni, concentrazione massima: ci siamo. De Laurentiis sorride ai tifosi, mostra il pugno chiuso e lo mostra come a dire: «Vinceremo noi, di cosa vi preoccupate?».
Atto iniziale dell’annata. E già ci si gioca gran parte del giudizio complessivo sull’annata azzurra, una specie di verdetto al primo giorno di scuola. Che ingiustizia. De Laurentiis ha cercato di stare il meno possibile a contatto con la squadra e ha trascorso la giornata a fare il turista e visitando il meraviglioso museo Guggenheim realizzato dal visionario architetto Frank Gehry. Proprio lì, come riportato da alcuni colleghi su Twitter, ha appeso all’Ulivo dei desideri un bigliettino con la sua richiesta: “Che il Napoli batta l’Athletic Bilbao”.
Oggi ci sarà la tradizionale cena di ospitalità organizzata
dal suo collega basco Urrutia che qui è una sorta di icona. Urrutia, infatti, prima di essere eletto dai soci del club presidente, è stata una stella in campo negli anni ’90. De Laurentiis si è limitato a qualche scambio di battute con Benitez nell’hotel che ospita gli azzurri. Ma null’altro. Perché prima delle gare sa bene che è meglio non farsi vedere troppo dalla squadra, per non alzare la tensione e mettere troppa ansia ai giocatori. Per parlare c’è sempre tempo. Lo spogliatoio, nelle vigilie delle gare che fanno la storia, va lasciato solo ad allenatore e giocatori. E lui, questo, ormai lo ha imparato molto bene.
FONTE Il Mattino
Articolo modificato 27 Ago 2014 - 12:33