La tifoseria del Napoli non è la prima ad essere scontenta di alcune scelte della proprietà della squadra del cuore, ma di fatto in tempo di aziende, società per azioni o anche quotate in borsa, oltre a lagnarsi c’è ben poco da fare. O forse no.
Quando all’inizio degli anni duemila il miliardario americano Glazer acquistò il Manchester United con un’operazione finanziaria a costo zero per le sue tasche addebitando di fatto alla società il costo di acquisto del club (una cifra intorno al miliardo di sterline). Naturalmente la prima mossa della nuova proprietà fu quella di alzare il prezzo di biglietti, abbonamenti e servizi vari per incrementare rapidamente i ricavi e poter sostenere il debito. Una larga parte di supporters storici dei red devils manifestarono fermamente contro la nuova proprietà, mettendo in dubbio la liceità di tutta l’operazione, tuttavia nonostante questo non riuscirono a far tornare sui suoi passi la famiglia Glazer.
Decisero dunque che quel calcio così aziendale, così votato all’impresa e al profitto non li rappresentava più e pur continuando a tifare e sostenere il Manchester decisero di non andare più allo stadio ma di creare una loro squadra per affermare la loro idea di calcio, inteso come sport popolare e accessibile al maggior numero di persone possibili. Nacque così nel 2005 lo United of Manchester, un progetto finanziato interamente dai tifosi e che prevedeva oltre alla prima squadra anche l’intero settore giovanile, gestito grazie al supporto e all’aiuto dei soci e dei volontari del club. Naturalmente la gestione della società è democratica, gli associati e i tifosi hanno rappresentanti nel Consiglio Direttivo e possono quindi incidere nelle scelte del club.
Il club è partito dalla categoria più bassa riuscendo nel corso degli anni a ottenere piazzamenti e promozioni fino ad arrivare alla Northern Premier League Division, l’ultimo livello di campionati interregionali prima di accedere a quelli nazionali (Conference, League Two, League One, Championship). Parallelamente al percorso sportivo la società sempre con il solo supporto di simpatizzanti, amici, tifosi e soci hanno iniziato a pensare alla costruzione di una casa propria, di uno stadio di proprietà per ospitare le partite e gli eventi dello United of Manchester.
Grazie al valore sociale e inclusivo dell’intero progetto la Città di Manchester ha dato il suo sostegno all’iniziativa concedendo l’area per l’edificazione del nuovo stadio. Dopo qualche controversia per individuare tra le aree disponibili quella migliore per sviluppare il progetto, fu operata la scelta nel 2011. Naturalmente rispetto ai progetti iniziali nel frattempo i costi di progettazione e costruzione si erano notevolmente alzati, portando la cifra finale alla somma di 5,5 milioni di sterline per uno stadio da circa 5.000 posti.
La somma maggiore è stata garantita dal club stesso attraverso sottoscrizioni dei tifosi e soci per una somma di 1,6 milioni di sterline (con l’obiettivo di arrivare a 2 durante la costruzione), circa 500 mila sterline sono state ottenute con un prestito pubblico, mentre la restante somma è stata garantita dal Municipio di Manchester, dal governo regionale e dalla Fondazione Inglese per lo Sport. Attualmente lo stadio di Broadhurst Park è in costruzione e potrebbe essere inaugurato durante la stagione 2014/15.
Sembra quindi chiaro che per tutti i tifosi insoddisfatti di come viene gestito il proprio club, c’è un alternativa reale, radunarsi insieme, investire tempo (soprattutto) e risorse personali e creare un nuovo club a misura dei propri desideri e del proprio ideale di calcio.
Andrea Iovene
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