“Il piccolo Jono? Un genietto, un fuoriclasse assoluto e multiplo, mezzapunta ma anche centravanti e centrocampista, dribblomane ma anche ispiratore e terminale”. Pasquale Saggese da San Gregorio Magno, un centro di quattromila anime nella valle del Tanagro al confine tra Salernitano, Irpinia e Basilicata. Lo ha scoperto sul lago Ontario nel 1997, mentre per errore era arrivato qualche ora prima nel centro sportivo degli Azzurri Toronto, il club giovanile dove Jonathan de Guzman muoveva i primi passi e Saggese allenava una squadra di allievi.
“Aveva 8 anni, forse 9: io allenavo una formazione di ragazzi di 2 anni in più: rimasi stregato dalla partita che stava giocando quel ragazzino. Faceva tutto alla perfezione e quel giorno segnò un calcio di punizione con una parabola superba. Era un predestinato. Sono arrivato in Canada 31 anni fa e gli Azzurri Toronto sono una grande scuola calcio, molto prestigiosa: Jonathan abitava a Scarborough, quindici minuti dai campetti di allenamento ed era il
papà Bobby, un filippino, ad accompagnarlo sempre. Ha fatto tantissimi sacrifici per Jono. Un freddo? No, non lui. Aveva dieci anni e lo portammo in Uruguay per un torneo con ragazzi più grandi di lui di due o tre anni: tutti non smisero un solo istante a paragonarlo a Francescoli. Ne erano incantati. E lui non si emozionò neppure un attimo e mi chiese chi fosse Francescoli”.
“Il suo destino sono io – dice Saggese ridendo – Decido di cambiare le maglie e mi faccio spedire dall’Italia una serie
nuova, arancione, come quella dell’Olanda. Era tutto scritto. E Jono dopo pochi mesi è partito con il padre ed è andato allo stage che gli ha offerto il Feyenoord. Ed è stata la sua fortuna, perché se vuoi diventare un campione di calcio mica si può restare in
Canada a giocare. Torno in Italia per le vacanze ad agosto e cosa succede? Che de Guzman viene preso dal Napoli. Una gioia incredibile per me e mio figlio Gianluca che ha giocato con lui per tanto tempo. Andiamo a Castel Volturno e con il papà Bobby che era con lui li abbiamo portati nella nostra San Gregorio Magno”.
Ovvio che Pasquale Saggese ha dispensato consigli al piccolo Jono:
lo ha fatto con grande scrupolo. “L’ho avvertito, Napoli è una città capace di farti diventare una divinità, ma poi basta nulla per farti precipitare giù: dunque gli ho spiegato che deve avere sempre i piedi per terra, non esaltarsi mai nei momenti felici e non abbattersi mai in quelli negativi. Farà tanti gol, è bravissimo quando vede la porta. E poi Napoli scoprirà quanto è bravo nei calci di punizione: non voglio fare paragoni, ma è davvero magico”.
FONTE Il Mattino
Articolo modificato 3 Set 2014 - 11:33