Contro il logorio del calcio moderno non sembrano esserci cure possibili. O forse sì. Tra una gara e l’altra, visto che in giro ci sono un bel po’ di nazionali sparsi qua e là per amichevoli e qualificazioni varie, Rafa Benitez decide di lasciare fogli di allenamento, piani atletici e altro nella mani di Fabio Pecchia, Paco de Miguel e Xavi Valero e tornare in Inghilterra. A Liverpool «per raggiungere la famiglia», come recita il sito del club azzurro. Fino a giovedì prossimo. Tre giorni prima di Napoli -Chievo, tutta la squadra azzurra si ritroverà finalmente al completo e quel giorno ci sarà pure Rafa. Nessun problema personale, si affrettano a spiegare: approfittando dei riposi concessi alla squadra (sabato, domenica e mercoledì), il tecnico torna a casa sua.
RAFA STYLE – In pratica “salterà” solo due sedute di allenamento: quella di lunedì e martedì. Benitez è fin dal primo giorno napoletano che studia percorsi alternativi allo stress: ritiri pre- partita limitati all’essenziale, tante giornate di riposo prima e dopo le gare (magari con escursioni e gite fuori porta), preparazione estiva con il 95 per cento del pallone e nessuna corsa tra i boschi, allenamento quasi sempre al mattino. Niente da stupirsi: se sulla panchina siede Rafa, ovvio che debba trionfare il suo inconfondibile style. All’inglese. Poi, in Premier funziona cosi: i manager dei club fanno una supervisione dei ritiri, mollando molte delle responsabilità nelle mani dei loro collaboratori. In effetti, persino nello staff Rafa è innovativo: oltre al tradizionale preparatore dei portieri, ha l’addetto alla strategia – Antonio Gomez– a cui spetta il compito di vivisezionare le immagini di ogni match e di ogni avversario. E un preparatore atletico che insegna in maniera alterntiva a come raggiungere il top. Per l’Italia e il Napoli è un evento particolare, perché di un allenatore che «stacca» per così tanto tempo, non c’è memoria. Certo, verrebbe da dire a qualcuno, è fin troppo evidente che anche in questo siamo parecchio indietro rispetto agli altri: olandesi, tedeschi, inglesi, francesi e spagnoli, tanto per citare esempi di campionati importanti, da tempo hanno un allenatore che affida gli allenamenti ai suoi vice e ai suoi collaboratori. Rafa non sempre fa il ritiro prima delle gare in casa, ma questo non fa più neppure notizia.
LIVERPOOL, LA SUA CASA – Benitez è un’ istituzione a Liverpool. Lui, spagnolo e di Madrid, mette tutti d’accordo. Lo invitano nelle università per tenere conferenze e spiegare come si gestisca un’azienda calcistica. Nelle sue dissertazioni, ricorrono sempre due parole: lavoro e passione. «Fate come me». Fate come lui che è un vero stakanovista: varca il cancello del centro sportivo di Castel Volturno alle 7,45 e non torna a casa (all’Holiday Inn) prima di sera. Poi però, se c’è da staccare, lui stacca. E torna a Liverpool, perché è li che la sua famiglia vive. La moglie Maria De Montserrat, sposata nel 1999 quando allenava l’Extremadura, non lo ha raggiunto a Napoli: non vuole sentire parlare di calcio e detesta trofei trai piedi. Il calcio per Benitez è soprattutto una professione e lui la interpreta in modo moderno, attento alle innnovazioni, maniacale nei dettagli, talvolta geniale, persino provocatore. Ed è uno decisionista: coinvolge il suo staff, tiene in grande conto pareri e relazioni che i suoi collaboratori preparano in continuazione, poi spetta a lui l’ultima parola. E infine è imprevedibile: ha la capacità di sorprendere. Come adesso: 7 giorni lontano dal Napoli.
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 6 Set 2014 - 08:34