Il calcio è in continua evoluzione, come tutto in fondo. Il mondo è in continua evoluzione e non si sbaglia a pensare al domani per progettare un futuro più roseo. Spesso questo discorso passa in secondo piano nell’Italia calcistica, non comprendendo che porre le basi per i giocatori del domani forse non comporterà guadagni immediati, ma prospettive più rosee a lungo e lunghissimo termine.
La “scugnizzeria azzurra” si leggeva spesso sui giornali, parafrasando le parole dello stesso De Laurentiis che ammirava il progetto a lunga scadenza di molte squadre europee come il Barcelona e l’Ajax, maestre nel saper far crescere i propri giovani, vedendoli già come i titolari del domani.
In settimana l’argomento è stato toccato anche dal tecnico azzurro, Rafa Benitez in conferenza stampa. Tanti gli interrogativi per questo calcio italiano malandato ai quali si tenta di cercare una risposta che possa dare lustro allo sport più seguito in Italia. Il tecnico madrileno si è concentrato su alcune considerazioni riconoscendo la maggiore qualità dei giocatori spagnoli e non disdegnando velate critiche al sistema calcio Italia. Eppur se si guardano i nostri settori giovanili, i ragazzi italiani hanno da sempre fatto grandi prestazioni a livello di nazionali minori. Dove finisce tanto talento? Dov’è il buco nero che inghiotte le speranze di tanti giovani talenti?
Napoli ed il Napoli non sono da meno. La cantera azzurra ha da sempre sfornato giocatori di assoluto valore e se si guardano le statistiche della serie A tanti sono i calciatori di origini campane che solcano i campi di mezzo campionato. Pur nelle enormi difficoltà e con la scarsa programmazione da sempre riconosciuta al settore giovanile azzurro, si contano tanti nomi di giocatori importanti partiti da questa regione per cercare fortuna altrove.
Perché quindi non insistere? Perché non utilizzare questa potenzialità infinita? In Lega Pro in questi giorni, un altro ragazzo azzurro con un cognome pesante (Roberto Insigne) sta esaltando le proprie doti con tre gol in altrettante partite. In contemporanea, al debutto in serie A con ottime prestazioni c’è quel Luigi Sepe sfortunato autore ieri di un autogol contro la Roma. Tanti i nomi accomunati da uno stesso destino lontano dalla propria terra. Perché? La domanda non riesce ad avere una sola risposta sensata. La programmazione sarebbe un altro tassello determinante per il futuro della società.
Antonio Picarelli
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Articolo modificato 15 Set 2014 - 00:15