Se immaginate il portiere istrione, presuntuoso, pazzoide, il vostro navigatore vi ha guidati nel posto sbagliato. Francesco Bardi va fiero della normalità: “Sono un ragazzo semplice, mi hanno educato così. Livorno, rione Salviano, gente normale che lavora. Appena posso torno là, ho tutto là: famiglia, amici. E’ il mio paese”. Non serve essere sbruffoni o snob per arrivare in serie A e sbarrare la strada al più forte centravanti della serie A.
Bardi, come si para un rigore?
“Ci vogliono tre doti: fortuna, intuito, studio. E non parlo di studio dell’avversario. Devi studiare come spingere, per andare a prendere il pallone nell’angolo. Però dai, siamo onesti: il 40% è fortuna”.
Bardi, come si para un rigore a Higuain?
(scoppia a ridere) “Beh, non è una cosa che capita tutti i giorni. E’ un onore aver fermato un campione che ha scritto la storia del calcio recente. Forse un po’ sentivo che avrebbe tirato da quella parte. E poi ho un piccolo segreto”.
Lo può svelare?
“Un amico d’infanzia, Gabriele, due giorni prima me l’aveva detto: “A Napoli parerai un rigore”. Non l’ho ancora incrociato, devo pagargli da bere”.
Portiere bravo e portiere gentiluomo. Ha consolato anche Higuain, dopo.
“Ma no, dai. Gli ho solo dato una carezza. Lui non ha bisogno di essere consolato da me, è un campione e si riprenderà presto. Come il Napoli”.
In serie A finora non era stato fortunato con i rigori.
“Vero, avevo abbassato la mia media… In B però ne ho parati due con il Novara nella stessa partita, a Padova”.
Quella di Napoli è stata la sua migliore partita?
“Probabilmente sì, anche perché è servita a vincere su un campo importante. Abbiamo battuto una delle squadre più forti d’Italia”.
Il suo allenatore, Corini, ha detto che le parate di Bardi sono state decisive quanto il gol di Maxi Lopez.
“Non vorrei dire frasi fatte ma il merito è di tutti. Da portiere ad esempio posso assicurare che la comunicazione con i compagni di reparto è determinante. Senza l’aiuto della mia difesa non potrei parare così”.
Al San Paolo lo scorso anno fece una papera con il Livorno, stavolta è stato un muro per il Chievo.
“Il destino è particolare: passi dalle stelle alle stalle. L’eroe della giornata diventa facilmente il peggiore in campo, soprattutto se è un portiere”.
Come si mantiene equilibrio?
“L’importante è essere sempre convinti dei propri mezzi, nel bene e nel male. Bisogna essere costanti a livello mentale”.
Il Chievo di quest’anno vale più della salvezza?
“Siamo una bella squadra e ancora prima un bel gruppo. C’è tanta voglia di giocare, vivendo in un ambiente ideale. Ma l’obiettivo è rimanere in serie A”.
E per la vittoria di Napoli cosa si è regalato?
“L’abbraccio dei miei genitori. Mia madre, Patrizia, mi ha preparato un dolce. Non c’è niente di meglio che festeggiare così”.
Fonte: Corriere dello Sport
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