L’Europa League non è la Champions League, questo è certo. E’ questa la condanna che deve scontare il Napoli, i suoi giocatori ed i tifosi tutti per un errore lungo 90′ commesso al “San Mamès” un mese fa. Si gioca il giovedì, si ha meno tempo per recuperare importanti energie fisiche e mentali in vista dei match del week end, il blasone delle avversarie è completamente diverso. Dimenticate il “The Champions” urlato al vento fino a far tremare di paura il “San Paolo” e gli avversari, dimenticate i campioni che vedete solo in tv e preparatevi per una belle dose di calcio si internazionale ma tutto da scoprire, che può riservare tante belle novità ma che, al primo sguardo, affascina molto di meno. I 31 milioni del market pool della Champions non è quello misero della sorella minore, con il quale c’è davvero poco da fare e molto sul quale meditare. Si gioca non certo per gli introiti, questo è palese.
L’Europa League non è il campionato, questo anche è sicuro. Vincere contro le varie Sparta Praga o Young Boys farà esultare i tifosi ma non come un gol al 90′ contro la Juventus. Andare al “San Paolo” per ammirare lo Slovan Bratislava non darà lo stesso brivido di meditare vendetta contro l’Inter di Mazzarri o il Milan di Inzaghi, così come essere i più forti dell’Europa B non sarà come acquistare una maglia con uno Scudetto cucito sopra. La vetta della graduatoria di serie A resta l’obiettivo primario della truppa di Benitez alla ricerca di una sua identità in Europa e dei giusti equilibri per non deludere più le aspettative.
A chi si chiede il vero valore di questa Coppa, basta guardare la maglia partenopea, l’onore che trasuda e resta intatto, qualsiasi sia la competizione. Ancor più in un momento difficile, dove i tifosi sono delusi ed amareggiati, quando si hanno bisogno di risposte da chi scende in campo e vuole fare la differenza. E’ una vetrina, un motivo di riscatto, una molla in più per il futuro. Napoli ha bisogno del suo Napoli, dell’attaccamento a quei colori, della serietà di un progetto che deve imporsi di essere sempre vincente. perché d’altra parte, nessuno scende in campo per figurare tra gli sconfitti, ancor meno gli uomini di Benitez, avidi di sete di riscatto, sin da subito, sin da domani.
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