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Nel 2008 col Palermo vittoria all’ultimo respiro figlia di una fame che ora latita

Cosa si è messo in testa questo Napoli? E’ questo il dilemma amletico che attanaglia le viscere di milioni di tifosi alla luce dell’ultima debacle in terra friulana. Non è una crisi di gioco, non è il passo indietro a livello tattico, non è la moltitudine di imprecisioni a preoccupare i seguaci delle gesta azzurre, ma è bensì la latitanza di quella voglia di imporsi che non è presente in questa squadra, quella luce che negli sguardi si identifica come volontà di portare a casa la vittoria e proseguire sulla scia dei risultati positivi fino al raggiungimento di un obiettivo che attenuerebbe la fame di gloria che in questo gruppo di ragazzi non vediamo neanche lontanamente. Lasciando la critica ad altri spazi ci dedichiamo come di consueto alla rubrica “Qui fu Napoli” che anche questa settimana, causa turno infrasettimanale, si occupa di un precedente degli anni passati che riguarda il match che in Napoli si appresta ad affrontare. Nel carnet delle sfide precedenti contro la squadra rosanero abbiamo tirato fuori quella del 2008 perché rappresenta ciò che a questa squadra manca, tenacia e caparbia fino all’ultimo minuto, fattori che permisero agli uomini guidati dall’allora tecnico Reja di battere il Palermo all’ultimo minuto con un colpo di testa di un giovanissimo ed in odore di exploit Marek Hamsik, gioiellino scoperto da Marino che ad oggi sembra uno dei capri espiatori principalmente indiziati della falsa partenza del team di Benitez.

Il 30 marzo del 2008 gli azzurri venivano da un filotto di ben sei gare vincenti consecutivamente, tra cui spiccano le vittorie con Juve e Inter, per cui la gara contro il Palermo si appresta ad essere una ghiotta occasione per rimpinguare ancor di più una sorprendente classifica che rende l’ambiente spavaldo e carico al punto di spingere gli undici in campo verso risultati insperati. Nonostante i segnali positivi e la nomea di “bella di notte” gli azzurri si accinsero a giocarsi le proprie carte nella gara notturna del San Paolo senza la giusta consapevolezza, lasciando il pallino del gioco ai siciliani che, orfani di Cavani e Miccoli tra gli altri, pertanto dell’attacco titolare, si presentano sul palcoscenico partenopeo con l’ex Amauri come unica punta, supportato da Simplicio e Jankovic, in poche parole con poche velleità se non quelle di bloccare il Napoli a centrocampo, alzando la diga con due mediani, Migliaccio e Guana, lasciando spazio e libertà espressiva agli esterni Cassani e Balzaretti. Facile a dirsi ma anche a farsi, a quanto pare il Palermo riesce pian piano a rendersi addirittura pericoloso in più occasioni, e soltanto l’imprecisione degli avanti rosanero e la traversa opposta alla bordata di Balzaretti saranno le ragioni più che plausibili che hanno separato la squadra del tecnico Colantuono, richiamato in panca a recitare il suo remake dopo il primo esonero, teatrini che soltanto il miglior Zamparini è in grado di inscenare, dal vantaggio a chiusura della prima frazione.

I problemi degli azzurri si manifestano maggiormente in attacco, dove Calaiò non punge e Lavezzi non viene innescato dal giovane Hamsik, figurarsi dai “distruttori” Pazienza e Blasi. Insomma è anche un po’ colpa della qualità in mezzo al campo, e Reja sembra accorgersene e corre ai ripari inserendo Bogliacino e Garics, passando a quattro dietro, e le cose cominciano a smuoversi. Quando entra el Pampa Sosa, poi, le sponde dello spilungone diventano le principali preoccupazioni della premiata ditta difensiva palermitana “Barzagli & Cossentino comunication“, che sembrano però prendere le misure e a dare il giusto peso alle movenze di un attacco che comunque continua a girare troppo a largo. Partita bloccata, qualche lampo scuote ogni tanto la platea, ma l’acqua e poca e la sfera non galleggia dove dovrebbe, cioè maggiormente nell’area avversaria, nonostante la testa di Sosa chieda in vano di essere considerata, ma nessuno riesce a prendere alla lettera la volontà del tecnico goriziano di fare sponda attraverso le doti aeree dell’argentino. Chi ci riesce, ad un passo dal fischio finale, è addirittura Gianello, che con un lungo rinvio riesce a fornire il più intrigante degli assist per la testa di Roberto Carlos Sosa che, come spesso è in grado di fare, spizzica la palla quel tanto che basta per far sì che finisca dalle parti di Lavezzi, pallonetto del pocho che in primis sembra una sciocchezza ma che grida vendetta un’attimo dopo quando Hamsik s’inventa granatiere e di testa spara un bolide che batte il quarantunenne Fontana e fa esplodere di gioia il San Paolo qualche secondo prima di mandare a casa i tifosi, felicità, giubilo e senzazione di vertigini per un Napoli d’alta classifica, abituato a ben altre situazioni fino a qualche anno prima, ma ora proiettato verso ambiti obiettivi e orizzonti vincenti.

Tre punti di cattiveria, tre punti da spietati lupi famelici, senza  pietà e impavidi quanto mai, quel Napoli era in grado di sentire il successo credendoci fino agli ultimi scampoli di gara, senza risparmiarsi, nonostante il folto numero di gregari e giocatori modesti. Poche primedonne, tanti gladiatori con la fame di imporsi, è possibile immaginarsi la stessa sorte per gli uomini di Benitez nella gara infrasettimanale contro il Palermo di Iachini? Premete il tasto rewind, c’è bisogno di un dejavù

Ecco le immagini della gara del 30 marzo 2008:

Articolo modificato 22 Set 2014 - 16:43

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Scritto da
redazione