Facciamo un gioco, perché forse è meglio giocare ora. Anzi, facciamo un ragionamento: è passata una sera dal pirotecnico (purtroppo) 3-3 azzurro al San Paolo contro il Palermo. Eppure si era messa bene. 2-0 dopo pochi minuti e tutti a casa. Macché. Doppia rimonta, anzi tripla da parte degli uomini di Iachini, che sembravano, almeno così pare, gli unici ad avere un obiettivo in campo.
La sensazione, comunque, è un’altra. Dopo il 2-0 eravamo convinti che la serata si sarebbe incamminata lungo i binari della vittoria. E la sensazione, dicevamo, è che manco la vittoria sarebbe bastata. Manco quella. Manco i 3 punti. Perché, per come si sono messe le cose, c’è troppa insoddisfazione. Nel giro di pochi mesi abbiamo scoperto migliaia di nuovi allenatori: “Via Benitez, dentro Pecchia”, “Benitez ha fatto il tempo suo”, “I giocatori non hanno più voglia”.
Ok, va bene, siamo tutti critici nei confronti di un Napoli che non meritiamo e che non ci porta più a sognare. Ma guardiamoci allo specchio: ci sono due strade davanti a noi, pronte a portarci ad obiettivi opposti. Possiamo continuare così, fischiando al primo errore e commentando tutto e tutto, disertando il San Paolo, attaccando dirigenti, giocatori, allenatore, magazzinieri. Possiamo continuare a insozzare il “Pappone”, ad accusarlo di voler vendere la società e di non voler cacciare i soldi. Insomma, possiamo continuare così ancora a lungo.
Dall’altro lato, però, possiamo compattarci anche noi, fermo restando il diritto ad esprimere giudizi sugli azzurri, possiamo unirci intorno alla squadra perché il momento è difficile per tutti, e si vede. Si vede che il problema è solo mentale, e che questa squadra ha solo bisogno di supporto. Nulla di più. Non ci mettiamo anche noi. Il Napoli si ama, punto.
Raffaele Nappi
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