Quattro punti in quattro partite di campionato dopo l’eliminazione in Champions League. Una vittoria, quella con lo Sparta Praga in Europa League, che è acqua che non disseta. Dieci gol segnati, undici subiti: questi i numeri, impietosi, di un inizio di stagione che nessuno avrebbe immaginato così duro per il Napoli.
GIUSTIFICAZIONI – E’ vero, in alcune occasioni – l’andata con l’Athletic, la gara con il Chievo e anche quella di Udine a voler esser buoni – gli azzurri avrebbero meritato più di quanto hanno in effetto raccolto. Proprio per questo sono legittime le difese di Benitez che, snocciolando altri numeri – tiri in porta e possesso palla – ha lasciato intendere come la squadra stia cercando comunque di seguire un filo conduttore. Il problema è che nel calcio il risultato finale è quello che conta più di ogni altra cosa. E qui il Napoli diventa difficilmente difendibile. Perchè va bene la delusione per l’eliminazione dalla Champions, va bene che dal mercato ci si aspettava qualcosa in più (anche i giocatori lo volevano), ma queste non sono giustificazioni sufficienti a spiegare l’andamento lento di questo momento. C’è dell’altro? Non possiamo saperlo, di certo fa rumore il silenzio di Aurelio De Laurentiis, che in queste ore si trova negli Stati Uniti e che da queste parti non tornerà prima di quindici giorni. Il tempo necessario. Per fare tutto, o niente.
OLTRE LA PAURA – La squadra si porta dietro dall’anno scorso alcuni grattacapi: giro palla lento, centrocampo in difficoltà contro avversari più numerosi in mediana, e una fase difensiva in alcuni casi inguardabile. A ciò si aggiunge la scarsa condizione di alcuni uomini della rosa: le prove di Ghoulam ed Henrique contro il Palermo sono lampanti in tal senso. Questi problemi sono al momento amplificati all’ennesima potenza dall’aspetto psicologico, che sta letteralmente divorando i calciatori. Un male oscuro che viene da dentro, e che non è facile combattere. Lo Zamparini o il Ferlaino di turno avrebbero probabilmente già sollevato dall’incarico Rafa Benitez. Una soluzione del genere rappresenterebbe la scossa da dare ad una squadra che non riesce a ritrovarsi. Ma sarebbe anche la soluzione più semplice (oltre che, ovviamente, la più dispendiosa). Cosa fare allora? Chi ha giocato a calcio ad alti livelli (clicca qui per leggere), ha dato un consiglio agli azzurri: servono tre punti. Subito, senza se e senza ma. Di riffa o di raffa, presi per i capelli e portati a casa. Ecco perchè la partita di domenica prossima contro il Sassuolo assume i contorni di un confine da varcare: quello delle proprie paure. Bisogna scrollarsi di dosso il terrore di essere una squadra da quattro punti in quattro partite. Il Napoli non lo è. Deve dimostrarlo al Mapei Stadium: in caso contrario, dopo la gara con il Torino la situazione potrebbe assumere contorni non graditi. I ben informati sostengono che sia quello l’ultimatum che ha in mente De Laurentiis. Che tornerà in Italia, guarda un po’, giusto all’indomani della partita con i granata.
Vincenzo Balzano
Articolo modificato 25 Set 2014 - 23:55