13 aprile 2014, Napoli – Lazio 4-2. Partita pirotecnica con tanti spunti: da una perla di Mertens alle solite amnesie difensive a cui Pepe Reina metteva una pezza. Una sfida divertente con un campione in copertina: Gonzalo Higuain. Il Pipita autore di una tripletta trascinava gli azzurri sciorinando tutto il suo repertorio: assist sublime per il rigore procurato da Mertens realizzato con freddezza dall’argentino, a seguire due goal tutta tecnica e opportunismo, per lo sconforto di un malcapitato Novaretti, con cui chiudere la partita. Il vero Higuain insomma, quello che in campionato dalla sfida con i biancocelesti non si è più rivisto se non a sprazzi, quello che da allora non ha più timbrato il cartellino negli italici confini.
Attesa infinita – Importante, decisivo, con i suoi assist, con la sua innata capacità di dialogare con i compagni. In goal in Champions ed Europa League, ma oltre cinque mesi senza reti in campionato sono troppi per un giocatore come Higuain, per il peso specifico che quest’ultimo ha nel contesto partenopeo. Si dirà: “Il goal è davvero l’ultimo dei problemi”, verità inconfutabile, i veri assilli di Rafa Benitez riguardano un reparto arretrato che in quest’inizio stagione è stato per cuori forti. Urge registrare la difesa per poter instaurare il benché minimo ragionamento d’alta classifica ma, c’è un ma, oltre 150 giorni all’asciutto per il terminale d’attacco, il bomber da oltre 40 milioni, l’ex galactico, rappresentano un’eternità. Questione di serenità, stimoli, sicurezza da impartire ai compagni.
Paragoni importanti – Del resto ormai da anni dalle parti del San Paolo il palato è raffinato, le portate sublimi e mai banali. Lo chef precedente, Edinson Cavani da Salto, Uruguay, aveva abituato tutti all’eccellenza più assoluta. 104 reti in tre anni, abbinati a grinta, abnegazione, spirito di squadra, lotta su ogni pallone. Una vera e propria macchina prestata al mondo del calcio, che anche nei momenti di maggiore difficoltà riusciva a caricarsi la squadra sulle proprie spalle, trascinandola oltre ogni ostacolo. Compito arduo, per il Pipita, sostituire un campione del genere, ma l’attaccante argentino ha dimostrato nella scorsa stagione, con caratteristiche completamente diverse, di poter sostenere un peso simile. Del resto per chi è entrato alla Casa blanca appena diciottenne le sfide non rappresentano di certo un problema, ma ora è giunto il momento di sciogliere tutti quei dubbi che questi mesi di astinenza in Serie A possono far affiorare.
Urge ritrovare quel fil rouge smarrito in quell’assolata giornata di aprile. Il Napoli in affanno di questo primo scorcio di stagione ha bisogno di essere trascinato dal suo fuoriclasse principe, quale occasione migliore della sfida di domani per riprendere il proprio percorso e smentire i nostalgici.
Edoardo Brancaccio
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