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Il Mattino, Maurizio de Giovanni: “Il Napoli è tornato quello dello scorso anno ma ora serve continuità”

Lo ammettiamo: avevamo un buon presentimento. Lo abbiamo tenuto nascosto, fidando sul fatto che il periodo di sospensione domenicale che precede la partita sarebbe durato dimeno in virtù dell’orario prandiale imposto dall’esigenza di spalmatura televisiva. Lo abbiamo celato dietro fonemi di incertezza, a chi ci chiedeva un pronostico al baro in edicola: essere accusati di portare male è una iattura
seconda a nessuna, in questa città. Ma non era solo questo: pensavamo
che identico presentimento avevamo sentito prima della partita col Palermo, e pure col Chievo, ed era andata come era andata.

Il presentimento stavolta era però confortato da alcuni ragionamenti,
sfogliati come petali di margherita durante una silenziosa colazione.
I grandi numeri, anzitutto: una squadra che ha conosciuto l’urlo della Champions in questa stagione (d’accordo, un urlo strozzato in gola, ma pur sempre quell’urlo) non può aver dimenticato tutta la propria forza. Prima o poi, abbiamo pensato sorseggiando il caffè, la vittoria verrà fuori, e sarà l’inizio della risalita. In fondo questa fin qui disgraziata stagione è appena iniziata, mica la si può lasciar andare tra tristezze, malinconie e sindrome del distacco.

Altro ragionamento veniva dalla voglia di riscatto dei campioni. Sbocconcellando il cornetto pensavamo a Higuain, a Callejon, ad Hamsik e Insigne: tutta gente di livello assoluto, di valore nazionale e internazionale. Calciatori abituati a trovare le
giuste motivazioni in se stessi, nelle immense capacità naturali.
Ultimo ragionamento: il Sassuolo. Sfogliando il giornale, ricordavamo la partita casalinga degli avversari di giornata contro l’Inter mazzarriana, giocata apertamente con coraggio, e tuttavia per saper sette a zero. Valutavamo che identicamente i neroverdi si sarebbero disposti in modo garibaldino, inseguendo una vittoria che fosse un bel regalo per i propri tifosi. E contro le squadre che giocano, che lasciano gli spazi, gli azzurri riescono a ritrovare la propria forza e a giocare come sanno.

Sorridendo al cassiere del bar, e pur senza dare pronostici, abbiamo
pensato che sì, avevamo proprio un buon presentimento. E il cielo e il mare di una domenica spazzata dal vento annunciavano a voce alta un solo colore: quello della squadra che avrebbe vinto. Le immagini dagli spogliatoi hanno poi ulteriormente rafforzato la prospettiva: niente maglie giallo canarino, niente divise jeans o casacche
assurdamente camouflage; stavolta gli azzurri erano azzurri, e a
parte il sotto colletto principe di Galles venivano onorati la tradizione e i colori del cuore. Anche la partita, per una bella prima parte, ha seguito il presentimento col solito gol di
Callejon sul solito assist di Higuain, le parti invertite che da lungo tempo sono diventate invece abituali.

È a quel punto, mentre le tavole venivano apparecchiate e i ragù si approssimavano a essere serviti, che il Napoli dell’anno scorso è ridiventato il Napoli di quest’anno; e assecondando la proprietà, il cui core business è lo spettacolo, ha cominciato a riproporre la sceneggiatura thriller che disgraziatamente sta sciorinando dall’inizio della stagione. Arretrando metro dopo metro, lasciando agli avversari larghe porzioni del terreno di gioco, non utilizzando
le frequenti occasioni di contropiede, gli azzurri sono ridiventati
piccoli. Balbettanti, insicuri, mai padroni del campo; errori banalissimi in appoggio, triangolazioni non chiuse, palloni gettati affannosamente in calcio d’angolo o in fallo laterale, a testimoniare la paura di non portare, ancora una volta, la vittoria
in fondo.

Hamsik sostituito per disperazione alla fine dell’ennesima partita amorfa, Rafael mai in grado di scegliere correttamente i tempi
dell’uscita, Albiol sempre lontano dall’attaccante avversario, Insigne intestardito in inutili e mai riusciti dribbling. Usciti gli esausti Gargano e Higuain poi, a venti minuti dalla fine, i nostri non hanno in pratica più passato la metà campo se non per sporadiche e occasionali sortite, senza peraltro mai generare pericoli per gli avversari. Abbiamo temuto per lungo tempo l’ennesimo fallimento
del presentimento positivo, perché il Sassuolo sembrava pienamente
in grado di ribaltare lo svantaggio, anche se la fortuna, sotto forma
di traversa colpita da Peluso, mandava incoraggianti messaggi. E
alla fine abbiamo condiviso la rabbiosa reazione di Benitez: era fatta. Almeno sotto il profilo del risultato.
Bene così, per ora, perché uno svantaggio in doppia cifra dalla coppia di testa dopo appena cinque giornate sarebbe stato davvero troppo per il tifoso, che almeno vuole sognare una spettacolare cavalcata, oggi francamente impensabile. Domenica prossima, però, colazione allo stesso bar. Non si sa mai.

FONTE Maurizio de Giovanni per Il Mattino

Articolo modificato 29 Set 2014 - 12:21

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Scritto da
redazione