Napoli, ma avevi davvero bisogno del mercato per battere l’Athletic?

Rammarico, che rammarico. È questa la parola che da un mese e mezzo mi rimbomba nella mente. Ieri sera però, dopo la seconda giornata di Champions League, insieme al rammarico è tornata la rabbia. Una rabbia fortissima, causata dall’ennesimo risultato a dir poco negativo dell’Athletic Bilbao.

Sì, perché il club che ci ha scaraventati fuori dalla più bella ed importante competizione europea, sta toccando amaramente il fondo. Un solo punto in due partite, un pareggio scialbo e senza reti in casa contro lo Shakhtar ed una sconfitta rimediata in casa del Bate Borisov. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma le esperienze recenti del Napoli ci lasciano una piccola certezza: gli azzurri avrebbero fatto meglio, molto meglio.

Ed in campionato? La musica è ancora più brutta per i baschi. Quattro punti in sei gare, quintultimo posto, quattro gol fatti e sei subiti. E allora la mia domanda sorge spontanea: questo Napoli, a prescindere dal mercato, poteva battere questo Athletic ed approdare in Champions League? Sì!.

La colpa dunque, come sostengo da oltre un mese, non va ricercata nel mercato, ma in un Mondiale che ha tolto energie fisiche e mentale ai calciatori (il club partenopeo era una delle società più rappresentate durante la competizione svolta in Brasile) e, forse, in una preparazione fisica che ha dato maggior importanza al lungo periodo, sacrificando un po’ gli impegni più ravvicinati. La rosa del Napoli, sulla carta, era favorita.

Ed allora, cari tifosi e lettori, la pazza voglia di ricercare per forza un solo colpevole al quale addossare il disastro europeo azzurro deve essere accantonata. Ognuno, purtroppo, ci ha messo del suo…

Antonio De Filippo

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