Quanto ci condiziona nella vita il nostro passato? A volte il giusto, quasi sempre troppo. Quante volte agiamo in maniera istintiva rispetto al risultato ottenuto in un comportamento precedente ma che non ha sortito gli effetti sperati? Quante volte non rispondiamo a qualcosa che un tempo ci ha già ferito o inconsciamente rigettiamo ciò che, in situazioni analoghe ci ha già fatto soffrire? Ecco, nel calcio avviene quasi la stessa identica cosa. Perché, anche sul rettangolo verde di gioco cuore, testa e gambe sono collegate e devono necessariamente funzionare all’unisono per ottenere il massimo risultato. Ancora più spesso però, passato, presente e futuro si intrecciano, cambiando le sorti di una partita e la percezione che dall’esterno si ha di quel determinato soggetto.
UNA DOMENICA D’OTTOBRE. E’ il 5 ottobre ma sembra ancora luglio: fa caldo, la città è piena e si respira ovunque aria di calcio, anche se i tifosi del Napoli sembrano ostinarsi a negarlo. Da veri e vecchi innamorati, sono delusi e feriti dai risultati che non arrivano e preferiscono soffrire davanti al proprio televisore piuttosto che farsi il fegato amaro in quel di Fuorigrotta. Ma per fortuna non tutti la pensano così ed allo stadio ci vanno i soliti 15.000 o poco più irriducibili che credono nella squadra, nel progetto, nella ripresa. Ma ieri, non era una domenica come le altre. Basta leggere la formazione avversaria ed un nome salta subito all’occhio: Quagliarella, Fabio . Si, proprio quel Masaniello idolatrato nella sua breve ma intensa apparizione in azzurro, trasformatosi poi a detta dei tifosi nel peggior traditore degli ultimi tempi per aver accettato le avance di una Juventus “uno step più in avanti dei partenopei”. Con quella squadra ha vinto uno Scudetto non essendo mai protagonista, fino poi al sentito addio relegato ai margini del progetto bianconero. Non ha mai spiegato le vere motivazioni del suo addio, lasciando una ferita in chi credeva in lui. Ed il passato si sa, a volte è strano e beffardo, ricongiungendosi non solo al “San Paolo” ma persino nella porta davanti alla curve B, dove in un ricordo ancora ben lucido segnava per il Napoli e che invece lo ha portato a siglare il vantaggio del suo Toro, che sarebbe potuto essere letale alla sua ex squadra. Un gol da cineteca, da vero fuoriclasse, che avrebbe potuto definitivamente condannare il club di De Laurentiis. Non ha esultato, in un mix di diplomazia, rabbia e ritrovato rispetto, come a voler cancellare la “brutta storia” e ripartire da zero. Impossibile. Il passato, in questo caso resta.
DA FRATTAMAGGIORE CON FURORE. Ma il passato non è solo quello dei cambiamenti e dei conti da risolvere. E’ anche quello della grande sete di riscatto, che cancella tutto in un secondo, uno splendido ed intenso secondo. La storia che vi propongo la conosciamo tutti: un giovanissimo campione poco più che ventenne, dopo una lunga gavetta e tantissime soddisfazioni raggiunte, corona un sogno, quello di giocare nella sua squadra del cuore, il Napoli. Lorenzo è bassino ma intelligente, rapido e tecnico. Forse ha un carattere difficile ma sta lavorando per modellarlo. In due stagioni cresce tantissimo in maglia azzurra, arrivando a trascinare i compagni alla vittoria in Coppa Italia lo scorso maggio coronando la stagione con la convocazione per il Mondiale brasiliano. Tornato a Napoli, non riesce a dare il massimo, alla ricerca della continuità, della migliore forma fisica e del gol. La paura di non essere all’altezza ed una tifoseria che non gli perdona nulla fanno il resto: Lorenzo è contestato, fischiato, lui reagisce male. Ma c’è chi lo ama, chi lo sostiene e bisogna avere pazienza. Benitez lo incoraggia, lo aiuta a crescere tecnicamente e tatticamente ed i risultati si vedono: dopo aver sbagliato sotto porta contro il Torino, fa i conti con tutti i suoi fantasmi e torna al gol, esorcizzando passato e paura con un pianto che palesa, se già non fosse già chiaro, tutto il suo attaccamento a squadra, tifoseria e città. La miglior risposta a critiche, pali e flop: un rapporto di amore e stima reciproca ritrovato, destinato e rinnovarsi sempre di più con il tempo.
PASSATO DA ESORCIZZARE. Poi c’è chi con il passato è ancora in lotta. Gonzalo Higuain non segna in campionato dallo scorso Aprile ed il suo disagio è chiaro e forte a tutti. Il Pipita gioca per la squadra, è decisivo in Europa League, conquista ottimi voti in pagella ed il plauso della folla azzurra ma sotto porta è impreciso, goffo, sfortunato. E’ lui a chiudere il cerchio, a doversi ritrovare ed a dover fare i conti con un presente che non può condizionare un futuro che è ancora tutto da scrivere. Napoli lo ama e lo aspetta: ma per il riscatto c’è solo bisogno di guardare avanti, senza lasciarsi condizionare dall’angoscia di sbagliare, di non essere nei dati e nei risultati la punta di diamante, di non accontentarsi di ciò che si fa.
Alessia Bartiromo
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