Provarci sempre, senza riuscirci. Mangiarsi gol già fatti. Dribblare a destra e a sinistra. Sterzare, rientrare col destro, per poi crossare. Cercare il gol a giro. Cercare di piazzarla, da solo, davanti al portiere. Imprecare. Arrabbiarsi con tutto e con tutti. Imprecare contro se stessi, contro il pubblico, contro l’allenatore. Applaudire chi lo fischiava, in modo ironico. Sbattere bottigliette d’acqua dappertutto dopo una prestazione deludente. Piangere. Uscire con gli occhi tristi, e lucidi. Avere lo sguardo basso. Dar di matto. Colpire di testa. Segnare, per la prima volta in stagione, davanti al proprio pubblico. Esultare. Finalmente. Correre per il campo come un bambino. Buttarsi a terra. Alzare le braccia al cielo. Esultare ancora, e ancora. Avere gli occhi lucidi al ritorno a centrocampo. Uscire dal campo guardando la curva. Rispondere all’applauso. Emozionarsi. E tornare a correre.
Signore e signori, Lorenzo Insigne è tornato.
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