“Da piccolo ho sempre fatto il tifo per l’Inter, e ora che ci sono arrivato mi sono trovato subito come a casa. L’Inter è un sogno che si realizza”. Sono queste le parole della discordia, quelle che Walter Gargano pronunciò nell’estate del 2012, al momento del suo trasferimento in prestito alla squadra nerazzurra.
PAROLE AVVENTATE – Non guardò troppo lontano il centrocampista uruguaiano. Forse mai avrebbe pensato che la sua strada e quella del Napoli si sarebbero incontrate di nuovo. E invece è successo. E in un calcio moderno che non conosce più sentimenti, quella dichiarazione d’amore per l’Inter è stata una stilettata al cuore dei tifosi azzurri. Perchè Walter Gargano un posto nel loro cuore se l’era conquistato: in cinque anni di Napoli aveva messo in mostra tutte le sue qualità di incontrista che unisce corsa, dinamismo, e tanto fiato. Il motivo, lo ricorderete, è facilmente spiegato: Gargano ha un cuore leggermente più grande della norma. Un cuore che quindi pompa più sangue del normale, un cuore che gli consente in campo di correre fino al novantesimo e oltre, senza mai fermarsi. Un cuore grande, quello che – metaforicamente – aveva fatto innamorare i tifosi del Napoli. La sua incidenza nello spogliatoio era altissima: comandava il clan dei sudamericani, non permetteva a nessuno di sbagliare. Voleva che tutti sudassero la maglia. Un atteggiamento del genere può piacere o meno, ma intanto è sintomo di personalità. Quella stessa personalità che lo ha portato a dei forti contrasti con Walter Mazzarri, culminati con l’allontanamento del 2012.
IL RITORNO – Poi quest’anno, dopo l’esperienza incolore sia all’Inter che al Parma, è tornato a Napoli. Rafa Benitez ha parlato chiaro con lui, sin dal pre ritiro di Castel Volturno. Se fosse ripartito con la giusta convinzione, gli avrebbe concesso una chance. Gargano ha accettato, poi il calciomercato ha fatto il resto: il Napoli non è riuscito a prendere il centrocampista che riuscisse a fare la differenza, e alla fine l’uruguaiano è rimasto. Colpo su colpo ha scalato tutte le gerarchie, fino quasi a diventare insostituibile. Soprattutto, sempre tra i migliori in campo. Perchè uno come lui non ruberà l’occhio – anche se l’assist a Callejon nella partita con il Palermo è da applausi – ma di uno come lui, al netto di tutto, non si può fare a meno. Paradossalmente, e in piccolo, il Mota ha quelle caratteristiche che chiede Benitez ad un centrocampista: corsa, dinamismo, e quel lanciarsi sulle cosiddette “seconde palle” – il marchio di fabbrica di casa Gargano – per riconquistare palla e far ripartire subito il gioco. Ma resta quella macchia: “Da piccolo ho sempre fatto il tifo per l’Inter”. Dovrà sudare sempre di più per riconquistare l’affetto di quella parte di sostenitori azzurri che ancora lo osteggia. La sua ferrea volontà può fargli compiere l’impresa.
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