Dramma in casa Reggina. Il portiere classe 1993 Daniel Leone è ora ricoverato in ospedale dopo un intervento d’urgenza per rimuovere dal cervello una massa tumorale. Tutta la società si è voluta stringere attorno al ragazzo in queste difficili ore e questa è la lettera del club:
Caro Daniel, ti scrivo…
La paura è più forte della razionalità. L’ansia stringe il cuore, offusca la mente, confonde i sensi, orienta lo stato d’animo, soffoca. Arrendersi è un attimo. E’ umano. Ci sono istanti, però, in cui andare oltre non può esser un proposito ma è un dovere: svestire improvvisamente i guantoni da portiere per raccogliere a piene mani il proprio coraggio è certamente tra questi.
Daniel Leone è nato a Napoli 21 anni fa, è il portiere della Reggina, club nel quale è cresciuto, che lo ha adottato fin da giovanissimo. Raccontare la sua storia, oggi, è un’impresa. La cronaca non racconta quel talento che lo ha imposto come uno dei migliori prospetti italiani nel ruolo durante l’esperienza in Primavera, tantomeno quelle parate che hanno regalato la promozione in Prima Divisione al Pontedera. Daniel è ricoverato agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, combatte per la vita.
Rientrato in riva allo Stretto, Leone ha iniziato la stagione come secondo di Adam Kovacsik. Era in panchina sabato scorso a Matera, aveva iniziato a preparare il prossimo impegno in campionato. Martedì, partitella in famiglia per gli amaranto. Un forte mal di testa gli impone il forfait. Il fastidio lo tormenta anche il giorno successivo, scatta l’allarme per il responsabile sanitario amaranto, dott. Favasuli. La TAC evidenzia un problema al cervello: intervento d’urgenza per asportare la massa tumorale.
Questa sera, la Reggina scende in campo al Granillo nell’anticipo della nona giornata di Lega Pro. L’intera squadra, però, è stata al fianco di Daniel animando la sala d’attesa durante l’intervento, lì con lui al suo risveglio. L’elemento comune delle parole di chi era in quella stanza può spiazzare chi non conosce lo sfortunato protagonista di questa vicenda. “Era sorridente, come sempre”, raccontano. E c’è da crederci, perché Daniel Leone è un ragazzone che ti guarda dall’alto dei suoi 193 cm con occhi sicuri e sinceri, aria apparentemente spavalda smorzata da un sorriso ampio che tradisce l’animo da bonario guascone.
Per restituire un’immagine fedele di questo giovane uomo è necessaria una sua fotografia al S. Agata, centro sportivo amaranto dov’è cresciuto. La Reggina è una grande famiglia e Daniel, formatosi come uomo prima che come calciatore a Reggio Calabria, ha fatto proprio questo spirito. Più d’un tifoso magari lo ricorderà già diciottenne, ad esempio, all’interno della biglietteria della Reggina, struttura di fronte alla Club House dove lui viveva. Vigilia della semifinale playoff con il Novara. “Ragà, dobbiamo andare in Serie A… posso dare una mano anch’io”, mormorò con quell’accento partenopeo mai abbandonato ai dipendenti impegnati ai botteghini, travolti dalla passione amaranto. Non ascoltò ragioni avverse.
C’è tutto Daniel Leone in quella frase, in quel suo mettersi a disposizione di un gruppo. Il suo gruppo, oggi, è l’Italia intera. Al suo fianco resta giorno e notte il dottor Favasuli, ci sono i suoi amici, i tantissimi ex compagni di squadra che hanno colorato i social network dedicandogli il proprio affetto, tutti coloro i quali appresa la notizia gli hanno rivolto un pensiero. Stretti intorno alla commozione della sua famiglia. Intorno a lui.
E’ in buone mani, lotta con coraggio. La paura è forte. La speranza lo è di più. Forza, Daniel!
Gianpiero Versace, responsabile comunicazione Reggina