Antonio Corbo, collega di Repubblica, ha scritto un’interessante riflessione su Walter Mazzarri e la sua “favola”, a poche ore dall’attesissimo posticipo domenicale.
Ecco quanto affermato: “Qualche intervento mi spinge a raddrizzare il dibattito. Si avvicina Inter-Napoli, sale la febbre, ed è quella che dà l’emozione dell’attesa, che rende bello il calcio, che fa battere il cuore e dà colori ad un film che sembrava scorrere ormai in bianco e nero.
Leggo qualche eccesso seppur mitigato da termini dialettali, quindi rassicuranti e buonisti. Non è una censura preventiva per le prossime ore. Ma vorrei ricordare, per quanto mi riguarda, l’appello lanciato giorni fa. Mazzarri è un allenatore che ha lavorato bene e male, che si è comportato bene e male, che io ho criticato aspramente quando era accompagnato da buone stelle. I suoi stessi amici e collaboratori mi riferivano frasi di stizza al solo sentire il mio nome. Chi ha allenato il Napoli, penso debba rimanere comunque un amico dei suoi tifosi
Mazzarri talvolta sbagliava, vedeva male le partite perché le sentiva troppo. Questo non è un pregio, ma gli fa onore.
Il giornalista che l’ha criticato, quando si sentiva invincibile, che gli contestava errori tattici quando diceva che all’estero apprezzavano il suo gioco Guardiola compreso: bene, quel giornalista aspetta la partita per giudicare squadre e allenatori nella massima serenità. Ma nell’attesa offre, come è dovere di un gionalista leale senza padroni e senza livori, il più rispettoso silenzio su un allenatore in disgrazia.
Non auguro a nessuno di correre a Milano, valutare l’Inter per il suo passato e non per la drammatica attualità del suo bilancio, credere alle lusinghe di Moratti, quel Moratti che dimentica di dirgli la verità. Non ha soldi da spendere, che non regge più, che all’uscio c’è un misterioso soccorritore venuto dall’Indonesia non si sa ancora bene perché.
Come siamo piccoli noi italianucci: crediamo davvero nelle favole? Mazzarri è stato purtroppo un piccolo italiano come tanti, diffidente e credulone, ha spezzato una catena d’oro per correre altrove, rischiando di finire nel burrone. Il silenzio lo merita tutto.
Fonte: repubblica.it