I dolori del giovane Rafael e una difesa che necessita di una guida

La retroguardia partenopea scricchiola, il pari di San Siro ne ha dato l’ennesima inconfutabile dimostrazione. La fase offensiva azzurra, nonostante vada a corrente alternata, riesce comunque a garantire sprazzi di ottimo livello, la costante incertezza palesata dalla difesa partenopea può rappresentare un grosso problema per una squadra che nonostante una partenza incerta può e deve ancora ambire a traguardi prestigiosi in questa stagione. Una fase difensiva inadeguata che spesso è dipesa da tanti fattori, poca compattezza, poca attenzione sugli esterni, indecisioni dei singoli, ma un dato è fortemente emerso in questo primo scorcio di stagione: Rafael Cabral non è ancora  il talento che si era fatto apprezzare durante la prima metà dello scorso campionato, mai come ora la difesa azzurra necessita di una sicurezza fra i pali che infonda sicurezza.

Stagione in salita – Il brasiliano classe ’90 ha disputato una sola prestazione sui suoi livelli, l’esordio in campionato a Marassi contro il Genoa dove con degli interventi di altissimo spessore è riuscito a tenere la barricata fino al guizzo nel finale di De Guzman. Una sfida con la quale anche le gravi indecisioni palesate nella doppia, amara, sfida contro l’Athletic Bilbao sembravano superate. Ma come si suol dire una rondine non fa primavera ed ecco che dopo la sosta l’ex portiere del Santos è tornato a dimostrare indecisioni, ed un rendimento, che a certi livelli non possono essere accettati. Anche nella sfida di ieri contro l’Inter Rafael, sebbene non abbia compiuto marchiani errori, non è apparso impeccabile, in particolar modo sul goal di Hernanes preso sul suo palo, dove è apparso poco reattivo.

Mente o corpo – Dall’eccessiva differenza tra il Rafael pre e post infortunio è corretto che sorga un quesito. Quanto ancora incide il gravissimo infortunio al crociato patito in Galles nella sfida d’andata contro lo Swansea la scorsa stagione? Ancora più giusto porre la domanda dall’alto di ampie rassicurazioni dal punto di vista medico, il calciatore è pienamente recuperato. Plausibile quindi che la palese mancanza di reattività e decisione dipenda soprattutto da un fattore psicologico, che urge superare. Affrontare i postumi di un infortunio così grave non è semplice, ma il giocatore forte dalla fiducia di società, tecnico e gruppo ha il dovere di vincere qualsiasi blocco psicologico.

A differenza del protagonista dell’opera di Goethe dolori dell’animo in questi caso vanno combattuti e sconfitti. Il Napoli ha bisogno di una guida per una difesa che non può fare a meno di un portiere di qualità e personalità.

Edoardo Brancaccio

 

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