La mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi, commenta sulla pagine de Il Mattino la decisione del Casms di vietare a trasferta napoletana ai tifosi della Roma. Ecco quanto riportato da SpazioNapolI.
La decisione del Casms era prevedibile, come l’ha accolta?
«Male, nel senso che mi dispiace per i veri tifosi. Me l’aspettavo, era prevedibile e forse anche inevitabile, ma i veri sostenitori
della Roma, come quelli del Napoli e di tutte le squadre, amano andare allo stadio. Sono amareggiata, un peccato vietare a loro la partita del San Paolo».
Il Comitato ha giudicato ad «altissimo rischio» Napoli-Roma proprio a seguito di quanto accaduto a maggio…
«Non tocca a me giudicare e rispetto molto coloro che hanno
preso questa decisione, assunta evidentemente perché i motivi
sono molto seri. Prevedibile pensare a una punizione dopo quello che è successo ma non è totalmente giusto, perché ci sono anche i tifosi per bene, come lo era Ciro. Sarà una sofferenza per i romanisti non venire al San Paolo come sarà lo stesso, immagino, per i napoletani all’Olimpico. Non è giusto che per un terrorista, perché è così che definisco l’imputato per l’omicidio di mio figlio, debbano pagare tutti i tifosi sani che ci sono a Roma».
È evidente che Lei non ce l’ha con i tifosi giallorossi?
«No, basti pensare che uno dei primi ragazzi che mi è venuto a trovare al “Gemelli” è stato proprio un romanista, che mi ha
regalato anche una sciarpa giallorossa. Ho amici romani, ho conosciuto in questi mesi molti romanisti per bene che mi hanno
espresso solidarietà e mostrato affetto. Non attribuisco mai allo
sport quanto accaduto. Purtroppo ci sono frange che usano lo stadio
per dare sfogo alla loro violenza e alle loro frustrazioni. Ecco perché c’è poi la paura di far incontrare le opposte tifoserie allo stadio».
Il suo messaggio continua a essere sempre lo stesso: pace e nessuna vendetta?
«Assolutamente. Questo odio nel calcio è ingiustificato, non si può
trasformare lo sport in una guerra. Ed invece sento e leggo che alcune tifoserie continuano a inneggiare all’eruzione del Vesuvio con cori beceri. È tutto triste, i napoletani non hanno mai fatto riferimento alle disgrazie di altre città. I tifosi dovrebbero godersi le partite senza queste divisioni, altrimenti di questo passo nessuno andrà più allo stadio».
Quale è il suo sogno?
«Sarebbe bello se tutte le squadre di calcio fossero gemellate,
innanzitutto quelle di Napoli e Roma. Ho letto che molti anni fa
lo erano, ho visto bellissime foto di scambi di bandiere. Il calcio
dovrebbe essere questo: ognuno è giusto che tifi per la propria
squadra, è normale che ci siano gli sfottò. Una volta finita la partita però tutto deve finire, magari con una stretta di mano e con una pizza insieme tra i tifosi di squadre diverse. Lo so, forse è un’utopia, ma bisognerebbe iniziare a fare qualcosa per provare ad arrivare a questo obiettivo».