Una volta l’uno, una volta l’altro. E’ il destino azzurro di Insigne e Mertens che in questi 15 mesi napoletani, sono stati schierati insieme dal 1′ soltanto in nove partite, otto in campionato e una in Europa Laegue, tutte nella passata stagione. Nelle restanti gare c’è stata un’alternanza abbastanza regolare che spesso ha diviso critica e tifosi.
L’UOMO DEL CAMPIONATO. E’ Lorenzo Insigne ad essere in campo, quasi sempre, da titolare al fischio d’inizio delle partite di Serie A. Rafa Benitez crede fortemente nel talento di Frattamaggiore e nonostante le critiche ricevute per averlo schierato da esterno alto, costringendolo ad occuparsi eccessivamente della fase difensiva, ha continuato sulla sua strada convinto che in questa posizione il calciatore potesse soltanto crescere. Era necessario però che anche Lorenzo se ne convincesse. E domenica contro l’Inter, si è vista l’ennesima partita di sacrificio che pur segnando poco a causa del lavoro che svolge in fase di copertura, risulta essere utile alla squadra molto di più di quanto può apparire agli occhi dei tifosi che da un attaccante pretendono sempre e solo il goal. Ma sono questi i giocatori che fanno la fortuna di un allenatore, specie nel calcio moderno fatto di corsa e grinta.
L’UOMO DI COPPA. Se in campionato Dries Mertens, spesso parte dalla panchina, nelle competizioni europee è quasi sempre titolare. Il folletto belga ha caratteristiche molto diverse dallo scugnizzo napoletano. Meno “portato” alla fase difensiva, ha la capacità di saltare l’uomo e creare la superiorità numerica, che nessun altro giocatore ha in squadra. Proprio queste caratteristiche gli hanno però creato la nomea di “calciatore che fa la differenza quando subentra” anche se in realtà partendo dalla panchina ha fatto soltanto un goal e due assist. E’ ovvio infatti che se schierato nella seconda frazione di gioco quando gli avversari sono stanchi, con le sue capacità può fare ancor più la differenza. Giovedì contro gli svizzeri dello Young Boys però, toccherà quasi sicuramente al folletto belga scendere in campo dal primo minuto.
CHE FORTUNA. Ma ad averceli problemi di questo tipo anche negli altri ruoli. E’ la competitività tra calciatori a distinguere una grande squadra e se questi hanno “l’intelligenza” di capire che tutti possono trarre vantaggio da una sana competizione, allora il gioco fatto e le motivazioni vengono da sé. Le scelte di un allenatore, che arrivano dopo aver visto i propri calciatori durante la settimana e dopo avere studiato l’avversario, hanno come obiettivo quello di schierare la migliore squadra possibile per battere l’avversario, senza favoritismi. Certo, a tutti piacerebbe vedere più spesso in campo insieme Mertens ed Insigne, ma poiché si gioca in undici, in panchina dovrebbe andare Callejon e si aprirebbe un altro caso. L’importante però, è godere di tutti i fuoriclasse azzurri: che partano insieme, che siano in ballottaggio o a volte in panchina, fatto sta che sono loro il valore aggiunto di un Napoli in crescita.
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Articolo modificato 21 Ott 2014 - 12:17