Entusiasmo: sostantivo maschile. “Incontenibile spinta ad agire e operare dando tutto se stesso, stato interiore di esaltazione indotto da qlcuno o qualcosa che suscita un’adesione appassionata”. Insomma, parola sconosciuta agli azzurri. A tutti noi, oramai.
Dopo la partiti di ieri mi è venuto in mente Napoli-Siena. Non chiedetemi perché. Era la semifinale di Coppa Italia. A Siena, all’andata, finì 2-1 per loro. Segnarono Reginaldo e D’Agostino. Al ritorno, però, fu festa. Ricordo il sold out, lo stadio pieno in ogni ordine di posto. Gli striscioni e gli applausi, nonostante la sconfitta iniziale. E col Siena, mica con la Juve.
Avevamo già vinto prima di scendere in campo. Finì 2-0 per noi, ma dopo mezz’ora non ci fu più partita. Era marzo 2012. Da allora tutto è cambiato. L’allenatore, la squadra, gli uomini che trascinano le nostre emozioni e che seguiamo ogni domenica.
Ammettiamolo. In questi due anni siamo cambiati anche noi. Non ci accontentiamo più. Quando c’è la vittoria non c’è il bel gioco, quando c’è il bel gioco non arriva la vittoria. La Juve e la Roma sono lontanissime, la Champions ce la guardiamo in televisione e in Europa League abbiamo appena fatto una di quelle figurelle che ci porteremo dietro per tanto tempo.
Ci manca l’entusiasmo, signore e signori. Diciamocelo in faccia. Siamo legati in modo diverso, oramai, alla nostra squadra. Tutti abbiamo colpe. Nessuno giustifica la squadra, l’allenatore e la società per una prima parte di stagione fallimentare sotto quasi tutti i punti di vista. Ma oramai siamo in ballo. Balliamo. Che ne dite di fare come al ritorno di quel Siena-Napoli? Fu il primo trofeo dopo la rinascita, quello. Non ce lo scordiamo.
A questo punto della stagione è bene farsi delle domande. Sì, anche noi tifosi. Seguiamo le partite senza tante e troppe aspettative. Giochiamocela, con il sorriso. Senza troppe ambizioni. Senza farci il fegato amaro ad ogni passaggio sbagliato di Insigne o ad ogni retropassaggio di Hamsik. Penso che Benitez sappia quello che fa, ed è l’ultimo a voler fare brutte figure a Napoli. Figuriamoci noi.
Raffaele Nappi
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