Il Capo della Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, napoletano, il prefetto Vincenzo Panico, guida la Task force del Viminale per la sicurezza delle manifestazioni sportive. E’ proprio lui che ha rilasciato una lunghissima intervista a Il Mattino per parlare di Napoli-Roma, match molto delicato dopo i fatti accaduti il 3 maggio a Tor di Quinto nella capitale per la finale di Coppa Italia, che ha portato al ferimento e poi alla morte del tifoso del Napoli Ciro Esposito. “Ricordo bellissime carovane di tifosi sull’autostrada quando c’erano le sfide tra Napoli e Roma in passato. Uno spettacolo che vorremmo rivedere al più presto”.
Prefetto Panico, perché chiudere il San Paolo ai romanisti?
«Abbiamo degli obiettivi e degli auspici, ma dobbiamo anzi tutto
cogliere dei segnali e quelli che al momento riguardano Napoli-Roma non avremmo potuto disattenderli. Abbiamo adottato analogo
provvedimento per Napoli-Verona, non possiamo sbagliare. Potrebbe essere l’ultima partita tra Napoli e Roma con il divieto ai tifosi ospiti: ce lo auguriamo e lavoreremo affinché ciò avvenga.
I napoletani all’Olimpico nella gara di ritorno?
Vediamo come matura la situazione, intanto sabato la tifoseria del Napoli può dare una significativa risposta».
Quale?
«Noi non dimentichiamo che un ragazzo è morto, per l’estemporaneo gesto di un pazzo, tuttavia conosciamo bene lo spirito dei napoletani: hanno sempre vissuto con spirito gioioso questi eventi e devono recuperarlo. Napoli-Roma può essere l’occasione per dare un
segnale e ripartire. Questo riguarda non solo i tifosi, ma anche i presidenti delle società, dai quali attendiamo gesti di distensione. Aspettiamo da loro anche idee, la nostra è quella di far assistere i ragazzi delle scuole calcio alla partita di sabato. Tutti insieme dobbiamo lavorare: da chi è impegnato per la sicurezza a chi organizza gli spettacoli e a chi ne è protagonista».
Al convegno di oggi non ci saranno i familiari di Ciro Esposito.
«Avremmo voluto farli intervenire al convegno di Roma una settimana fa per dare un segnale, tuttavia ci siamo resi conto che i
tempi ancora non sono maturi: la loro presenza nella Capitale dovrà
essere qualcosa di veramente significativo, per un forte e comune messaggio contro la violenza».
A proposito di segnali, la mamma di Ciro ne aspettava uno concreto da parte della Roma, in particolare dal capitano Totti.
«Non credo che vi sia stata una chiusura da parte dei calciatori
della Roma, in quella squadra c’è chi conosce bene Napoli e i tifosi
napoletani. Creeremo l’occasione per un incontro che consenta di
lanciare un inequivocabile messaggio contro i violenti. Bisogna fare squadra e la partecipazione delle tifoserie è fondamentale. Abbiamo
promosso i confronti nelle università perché cerchiamo idee. Abbiamo contattato le questure affinché col supporto dei club organizzino incontri nelle scuole con dirigenti e calciatori, i testimonial più visibili».
Perché oggi i vertici del Viminale saranno all’università di Napoli?
«La Task force agisce ad ampio spettro e ha individuato due obiettivi. Il primo è stato un pacchetto di norme che semplifichino l’accesso negli stadi, in particolare per quelle fasce – famiglie, anziani e minori – che vorremmo più presenti; il secondo è il confronto con il mondo accademico per le analisi sul fenomeno, da affiancare a stringenti misure per tenere isolate le frange violente. Questi incontri possono aiutarci a cambiare o perfezionare la strategia anche perché il mondo universitario è vicino ai giovani. Il dialogo coinvolge ovviamente le tifoserie».
Come si migliora il rapporto con i tifosi?
«Dando forza allo Slo, il support liaison officer, il funzionario dei
club che cura i rapporti con il tifo organizzato. È una figura che
viene accettata più facilmente in piccoli contesti, mentre in piazze come Roma, Milano e Napoli la cosa è più difficile, ma faremo
capire anche ai dieci capi tifosi della Curva A del San Paolo che lo
Slo deve essere il loro rappresentante presso la società.
E poi puntiamo molto su professionalità e impegno degli steward».