C’è un coro che si canta quasi ogni domenica sugli spalti del Bentegodi, e fa così: “Ti amo terrone, ti amo terrone, con la catena d’oro e il sugo al pomodoro. Di sicuro sarai un uomo vero“.
Lo stesso coro, nel luglio di 3 anni fa, fu diretto e lanciato da Andrea Mandorlini, allenatore del Verona, per festeggiare la fresca vittoria sulla Salernitana nella finale play off del campionato di Prima Divisione. Il tecnico entra in scena e comincia ad agitare le mani verso giocatori e tifosi, con il beneplacito del sindaco Tosi e delle autorità cittadine presenti, che ridono sguaiatamente sulla sedia.
Insomma, qualcuno si è sorpreso dei fischi al San Paolo contro il Verona? Qualcuno si sorprende ancora degli insulti a Mandorlini da parte di un gruppo di tifosi napoletani? La partita contro il Verona è stata l’occasione giusta per riprendersi Napoli e il Napoli. 6 gol e tutti a casa. Ma ci piacerebbe parlare del match invece di porre l’attenzione sui soliti episodi di razzismo. Che non hanno né giustificazione né colore.
Ci piace intendere che quella di Mandorlini sia una polemica verso la FIGC, e non verso i napoletani. Perché, detto sinceramente, siamo davvero stanchi di tutto questo. Ci piacerebbe costruire rivalità sul campo, e non sugli spalti. Ci piacerebbe discutere di Hamsik e della sua nuova posizione, del ritrovato Pipita che è finalmente uscito dalla gabbia, e non delle multe, dei cori, delle frasi di presidenti e allenatori del tutto fuori luogo.
Per questo, detto tra noi, la partita di domenica è stata una svolta. Ci siamo ritrovati sotto tutti i punti di vista. Più che esultare contro Mandorlini e contro il Verona penserei a gioire per Benitez e per la squadra. Insomma, diamo l’esempio: se gli altri non cambiano cambiamo noi. E se poi vogliamo parlare solo del campo, Mandorilini farebbe bene a pensare ai suoi, che con una difesa così rischiano di prenderne 6 a partita.
Raffaele Nappi
Articolo modificato 28 Ott 2014 - 11:59