E arrivò finalmente il giorno. E mai data fu più beffarda. A cavallo della festività dei morti, allo stadio San Paolo andrà in scena la partita forse più attesa dell’intero campionato, quella che muove gli incubi della pubblica sicurezza e di tutti coloro che questo sabato dovranno lavorare affinché le cose procedano per il meglio. Dopo quel maledetto 3 Maggio che ha portato alla morte di Ciro Esposito, la Roma arriverà a Napoli pronta ad affrontare un vero e proprio inferno, un inferno che forse i giallorossi non meriterebbero nemmeno di vivere.
“I giocatori e la Roma non c’entrano nulla e sono i primi a esserne dispiaciuti” – ha detto ieri dopo la partita con il Cesena, Daniele De Rossi – “Da molto tempo lanciamo segnali distensivi, per noi la tragedia di Ciro è stata molto scioccante”. Parole, quelle del centrocampista che non possono passare inosservate, visto che finalmente segnano una verità inalienabile: la società capitolina, i giocatori, l’allenatore Garcia e il 99% dei tifosi non c’entrano nulla con quanto è accaduto prima della finale di Coppa Italia.
Una massa di assalto killer, però sta giocando su questa sorta di “resa dei conti” e sta rendendo il clima ancora più infuocato. Basta pensare soltanto agli elementi che accompagneranno questa sorta di partita di calcio. Si gioca alle 15 per avere l’aiuto del sole e della luce in caso di disordini pubblici, i romanisti non potranno venire in trasferta e qualunque abitante della regione Lazio – ivi compreso un possibile supporter azzurro – non può comprare il biglietto, e a tutto questo si è aggiunto che i giallorossi a Napoli ci verranno in aereo onde evitare contatti con il pubblico napoletano.
Ora la domanda che sorge spontanea è perché tutto questo, perché far diventare un incontro di pallone, l’occasione di una resa dei conti? Bisogna capire che qui non c’è nessuno da vendicare, semmai c’è una persona da ricordare. Il buon Ciro Esposito non è stato ucciso a causa di un match di calcio e non è stato ammazzato nemmeno dai romanisti in massa. Il suo decesso è frutto di un folle e della follia che ne è successivamente scaturita.
Per questo motivo è inutile caricare a mille le attese per sabato pomeriggio, ed è inutile anche continuare a chiedere proclami di pacificazione tra le due tifoserie. Napoli e Roma non sia amavano prima di questo tragico evento e non si possono prendere ovviamente dopo il sangue versato. Ciò che non bisogna fare in questo caso, però, è alimentare ancor di più la tensione, poichè il continuare a chiedere appelli ai giocatori o agli addetti ai lavori, potrebbe far scaturire la reazione opposta.
Dalle parti della Curva B – la casa di Ciro Esposito prima del 3 Maggio – il clima è molto più che tranquillo. Non ci saranno cariche alla polizia e i tifosi non attenderanno il pullman della Roma per sfogare la rabbia sui giocatori. Forse l’intelligenza del mondo ultras questa volta supererà anche quella dei presunti comunicatori. La partita di sabato per gli amici del ragazzo sarà l’occasione massima per far rimbombare ancora una volta nei cuori e nelle menti di tutti gli appassionati italiani che tutto quello che è successo in quel tragico giorno di primavera non deve riaccadere mai più in Italia.
“Mai più una pistola allo stadio” – dicono – “Non è il nostro stile”. Ed hanno ragione, come hanno ragione a non proclamare un piano di vendetta. Aspettiamoci fischi e tanti verso la Roma, come è giusto che sia, aspettiamoci tanti cori contro il popolo capitolino e tanti striscioni contro De Santis. Ma non continuiamo a dire rischio sicurezza. Fuorigrotta sarà bloccata, chiusa al popolo partenopeo che non è interessato al calcio. Non ci sono gli elementi per aspettarsi una nuova battaglia all’esterno dei cancelli del San Paolo.
I tifosi sabato vogliono soltanto una cosa, una vittoria. E’ questa la vendetta che deve essere inscenata. Una vittoria calcistica e sul campo, tre punti che devono e vanno dedicati a Ciro e alla famiglia Esposito, soprattutto a quella signora Antonella che con spirito materno e con grande forza di coraggio sta portando avanti una battaglia straziante e complicata, per di più se condita da un dolore lacerante e personale. “Mai più violenza nel calcio. Mai più vendetta e mai più morte per una partita”. Napoli e Roma, sabato, pensino a giocare…
Gennaro Sgambati
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Articolo modificato 30 Ott 2014 - 17:59