Italiane poco competitive in Europa? Tutta colpa della “Sindrome di Annibale”

I risultati non esaltanti nelle competizioni europee da parte del Napoli e di tutte le altre squadre italiane in questi ultimi anni sono causati dalla sindrome di Annibale. Questo è il motivo secondo il rinomato psichiatra Michele Cucchi, Direttore Sanitario del Centro Medico Sant’Agostino di Milano. La sindrome richiama la storia di Cartagine, quando Annibale arrivato alle porte di Roma invece di assediarla e conquistarla, preferì rinunciare a tutto e ritornare a casa.

L’esperto spiega a Benitez e gli altri tecnici impegnati in Europa come motivare i propri giocatori per vincere questa ‘sindrome’ e superare i vari turni di Europa League senza ostacoli psicologici: Il Napoli si fascia la testa prima di essersela rotta. Nulla è più probabile, anche quando pare quasi impossibile,che le nostre paure si avverino si avverino se siamo terrorizzati da esse: una sconfitta, una clamorosa débâcle, una scena muta all’esame, diventano molto più probabili quando le temiamo intensamente e combattiamo con la paura di doverle esorcizzare”. “Ora l’Italia del calcio vive con il fiato sospeso delle coppe, e questo è quello che complica le cose. Dovremmo invece recuperare quella sana incoscienza che tanto ci contraddistingue nelle vittorie epiche, che ci permette di giocare come sappiamo. Non facciamoci ingannare dalle nostre aspettative. Giochiamo e basta.”

Inoltre lo psichiatra ha formulato anche alcuni consigli per riuscire a superare questo blocco psicologico: “Ci vuole incoscienza quando si gioca, senza restare a valutare tutti i rischi e pericoli, che non fanno altro che distrarci, bisogna spegnere il cervello, buttarsi e dare il massimo. Bisogna inoltre prendere ad esempio lo scontro tra Davide e Golia, in modo da non portare alcuna sudditanza psicologica contro il campione straniero di sorta. Il terzo consiglio è quello di gonfiare il petto e tenere alto lo sguardo. Non bisogna rivangare nel passato, vivendo al pieno il presente senza distrazioni. Ultimo consiglio ma non meno importante, è quello di giocare come se si fosse all’oratorio, con tranquillità e passione senza farci ingannare dalle nostre aspettative.”

 

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