Conosco un ragazzo che tra poco compie 27 anni, si chiama Gonzalo. E’ argentino ma nato a Brest, calciatore, così come il papà, arcigno difensore che ha girato il mondo. Ha il calcio nel sangue, nel cuore e nella mente. Ogni centimetro della sua pelle trasuda amore per questo sport e come dargli torto, è un vero fuoriclasse. A 17 anni la sua strada era già segnata: esordio ufficiale con la prima squadra del River Plate, stessa società che lo aveva già acquistato per le giovanili a soli 10 anni. El Pipita, così come lo chiamano i tifosi e gli amici, a soli 19 anni corona un altro sogno: approda infatti al Real Madrid, una delle squadre più forti d’Europa e del Mondo, diventandone presto una stella. Vince tanto, tantissimo con le merengues ma soprattutto matura tatticamente e tecnicamente insieme alle indiscusse stelle del calcio internazionale. I suoi gol sono da cineteca, così come le prestazioni, sempre convincenti. Ma Gonzalo è solo un ragazzo ed anche lui ha bisogno di stimoli. Così, nel 2013 decide di provare l’avventura italiana scegliendo il Napoli, la stessa squadra che consacrò un altro argentino, Diego Armando Maradona. E’ amore a prima vista, anzi, a primo gol con i tifosi, che lo idolatrano incoronandolo nuovo idolo, proprio dopo l’addio di un leader come Cavani. Impressiona la semplicità nel creare giocate fantastiche, nel siglare reti da standing ovation, l’enorme spirito di sacrificio. Ma Gonzalo, per quanto sia un campione, è fragile ed emotivo: piange quando la vittoria contro l’Arsenal non basta per proseguire il cammino in Champions League nonostante gli stessi 12 punti della capolista del girone, si danna quando sbaglia un rigore o quando, per ben cinque mesi non segna in campionato. Ma il bel calcio scorre nelle sue vene e basta un battito di ciglia per tornare a brillare: lo fa, con il suo Napoli ed adesso non vuole fermarsi. Gonzalo, infondo, ha solo bisogno di fiducia e sostegno, lo stesso che gli hanno regalato i tifosi al “San Paolo” e che lo hanno trascinato verso la splendida tripletta contro il Verona. E’ un patrimonio del calcio mondiale e soprattutto di quello azzurro e come tale va tutelato e preservato: perché, un altro come Gonzalo cari miei, non esiste.
Conosco anche un altra persona speciale. Si chiama Rafael, per tutti Rafa e per me Don Rafè. E’ uno degli allenatori più titolati al Mondo: nella sua bacheca Europa League, Champions League, Premier e Liga conquistate, Supercoppa, Mondiale per club e tanto ancora. Conosce il calcio come pochi ma soprattutto, ha una classe che nel mondo del calcio moderno si fa fatica a ritrovare. Mantiene sempre un profilo basso pur rispondendo a tono a critiche gratuite ed illazioni. Non cade nella rete dei continui tranelli di chi pur di conquistare lettori butta in piazza la critica distruttiva ma soprattutto fa mea culpa, senza alibi. E’ un signore, un padre di famiglia e la sua è tinta d’azzurro. Si sta abituando al meglio a questo calcio italiano, tanto chiacchierato e meno giocato, dove ogni domenica si riscrivono gerarchie e valutazioni, dove non c’è misura ma solo ossessivo amore spasmodico per la propria squadra del cuore. Si fa spesso il fegato amaro ma va avanti, coerente per la sua strada. Sin prisa pero sin pausa, tutti insieme. Perché lui ha le idee chiare, anche quando tiene testa a De Laurentiis lavando sempre in famiglia i panni sporchi. Benitez, così come Higuain, è una mosca bianca un meccanismo ormai prevedibile, discutibile e diplomatico, una vera eccellenza sbarcata a Napoli.
Qualsiasi saranno gli obiettivi del Napoli, qualunque sia la posizione in classifica a fine campionato, aspettate amici tifosi. Riponete estrema fiducia in questi due campioni, un immenso patrimonio azzurro da preservare per il presente ed il futuro, perno del progetto partenopeo che, seppur in progress punta a vincere. Ancora e di più. Insieme fanno faville e possono arrivare lontano. Loro ci credono, ora più che mai…voi?
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Articolo modificato 3 Nov 2014 - 22:26