Grazie Roma!

Grazie Roma, che ci fai piangere e abbracciarci ancora. Grazie Roma, che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuova“. Un inno alla sua amata quello di Antonello Venditti, intenso e genuino. Lo prendiamo in prestito per buttare giù qualche riga. Nessun plagio e nessun fine di scherno, intendiamoci. Anzi, noi napoletani ben conosciamo il vizietto di trafugare note appassionate ed utilizzarle a mo’ di sfotto dopo averci sconfitto. No, non è assolutamente questo il mio intento. E’ un semplice e sentito ringraziamento alla Roma per averci restituito il Napoli senza lauta ricompensa. 

Grazie Roma. Perchè la banda Benitez, parafrasando le nostre melodie, si è dimostrata “sicur e chist’ ammor”. Dell’amore della sua gente, troppo spesso travagliato e pignolo ma proprio perchè viscerale. E, nel bene e nel male, sempre al tuo fianco. Pimpante, aggressivo, meticoloso, spietato. Tutto quanto ci aveva insegnato la scorsa stagione e ridotto in frantumi dopo lo schianto di Bilbao. Tutto in un sorso nei 90′ di sabato. Dominatore scintillante e giudizioso, roba da chiedersi nel buio di quale tunnel fosse finito fino ad un paio di settimane fa. O almeno quale scintilla si sia infiammata nel gelo di Berna. Si era forse caduti troppo in basso?L’orgoglio di un gruppo contro ogni pregiudizio.

Grazie Roma. Perchè in fondo quando la si incontra è quasi sempre festa. Impressionante la sofferenza dei giallorossi nelle sfide contro Partenope, specialmente dall’inizio dell’era Benitez. I principali rivali della Juventus per la conquista dello scudetto ci hanno battuto solo due volte negli ultimi due anni, con modalità tutt’altro che schiaccianti. Annichiliti in almeno due circostanze (la semifinale di Coppa Italia prima di sabato scorso), irriconoscibili e asfissiati dall’atteggiamento degli azzurri. Ma Roma genera gioia in senso lato. La magnifica Capitale ci ha recentemente regalato emozioni indescrivibili, con le due Coppe aggiunte alla nostra bacheca. E la vicenda di Ciro, stuprata e manipolata da media ed istituzioni, ha avuto un effetto positivo nella sua tremenda tristezza: “ci fa sentire uniti anche se siamo lontani“. Napoletani e non. Uniti nel senso di appartenenza ad uno sport che faccia piangere solo di gioia.

Grazie Roma. Perchè dopo i fatti impuniti del 3 maggio, Napoli ha saputo ancora una volta rispondere con civiltà a tutti gli allarmismi da copertina. Le solite voci note che entrano in tackle sull’immagine di un popolo, costretto a tirar fuori lo scudo anche in un campo senza battaglia. Tutto filato liscio, peccato per coloro che hanno auspicato disordini con riti voodoo. Facile parlarne dopo aver vietato la trasferta ai romanisti, vero. Ma le inefficienze dello Stato sono sotto gli occhi di tutti. Così come gli imbecilli da striscione, nell’una o nell’altra tifoseria. Meglio allora garantire la minima sicurezza. Intanto Napoli vince. Il calcio, invece, si accontenta di un pari a reti bianche. Pochino, lo so. Ma questo si voleva, o sbaglio?

Grazie Roma. Per aver sollevato i pollastri dalla griglia. Anche se pensare ad un Benitez totalmente rintontito sembrava fantascienza. Il buon Rafa ha risposto sul campo, imbrigliando Garcia e i suoi punti cardine e preparando la gara anche sul piano caratteriale come mai aveva fatto quest’anno. Concentrazione ai massimi livelli, squadra molto alta, esterni avversari bloccati e pressing estenuante. Obiettivo non consentire alla Roma di ragionare. Svolgimento che ha forse oltrepassato ogni previsione. La fiducia crescente nel guerriero David Lopez, Hamsik più basso e Insigne liberato di tanti compiti di copertura. Piccoli accorgimenti da scavato stratega. Noioso e ridondante, eppure non ci si capacita delle sue battute a vuoto dai preliminari Champions in poi. Scelte tecniche e gestione dello spogliatoio molto discutibili, Don Rafè sembrava aver perso un po’ la bussola e la squadra rifletteva il suo condottiero. Ora che ha ritrovato sè stesso all’interno dei suoi calcoli nonchè la volontà e la tenuta dei suoi calciatori, è ora di stabilizzarsi. Iniziando da un bagno d’umiltà con le piccole.

Grazie Roma. Per aver tramutato i fischi in applausi come nessun Re Mida avrebbe potuto. Nella sua infinita notte delle streghe, la Lupa si è lasciata straziare da un vampiro scugnizzo. Quel Lorenzino Insigne che mai la sua Napoli ha visto così decisivo. Leader astuto e sontuoso, ogni tocco di palla uno stralcio di poesia. Il San Paolo ai suoi piedi. Oggi il rinnovo del contratto fino al 2019. Momento d’oro. Mai più negli inferi, speriamo sia il definitivo salto in superficie. Mille di questi giorni.

Un pomeriggio da leoni. Uno di quelli a cui il Napoli ci ha abituati, finendo sempre per illuderci. Tuttavia la gioia estemporanea, effimera e un po’ “provincialotta” deve rappresentare il passato. I nuovi orizzonti hanno ben altri colori. E la continuità, al netto di tanti errori commessi, è l’unica arma per raggiungerli al più presto. Giù la cresta e tutti a lavoro. Forza e coraggio. Gli Young Boys sono già lì in attesa di conferme. “Noi andremmo. Arrivederci Roma, e grazie!“.

Ivan De Vita

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