Era il 23 ottobre, poco più di due settimane fa. Il Napoli riproponeva un clichè già troppe volte riproposto in questo inizio stagione: una squadra abulica, senza anima e mordente, pronta a soccombere al cospetto di una compagine avversaria tutt’altro che irreprensibile. Una squadra in cerca di cazzimma più che di autore, come ammesso da tecnico e gruppo tutto. Forse, però, la batosta dello Stade de Suisse è stata più benefica di quanto l’amarezza di quel giovedì di fine ottobre avrebbe mai potuto potuto lasciar presagire. Due sberle grazie alle quali la truppa di Rafa Benitez sembra finalmente aver ritrovato sé stessa. Una debacle dalla quale è ripartita la stagione partenopea.
Rafa Revolution – Dalla Caporetto in terra elvetica è tornato un Napoli scosso ma arrabbiato, circondato dai mugugni di una piazza insoddisfatta, da lì gli azzurri sono riusciti a rialzare la testa, decisi a dimostrare le indubbie qualità dei propri mezzi. Verona, Atalanta, Roma e la sfida di ritorno contro lo Young Boys hanno consegnato, con quasi tutti gli effettivi utilizzati tra campionato e coppa, un Napoli splendido, l’essenza più pregnante di quella Rafa Revolution che il tecnico iberico ha cercato, prova tutt’ora ad importare tra i meandri dell’Italia pallonara. Intensità, gioco spumeggiante e propositivo, altissima velocità sugli esterni, vera e propria fantasia al potere con quattro moschettieri sempre pronti a portare l’affondo decisivo. Una costanza di rendimento che lascia ben sperare, che però deve indurre ad una riflessione: un progetto delicato, impegnativo, come quello disegnato da Aurelio De Laurentiis e dall’ex tecnico di Liverpool e Valencia merita critiche costruttive, come quelle doverose ad una campagna acquisti che poteva essere migliore, ma anche la stessa, identica, serafica calma che Benitez dimostra con costanza, figlia della bontà del lavoro svolto, un lavoro che non può non ripagare. Un monito quindi per tutto l’ambiente, dai media ai tifosi stessi, attendere sulla fatidica riva del fiume prima di giungere ad affrettate sentenze, giudicare ma con costrutto, cercando di applicare a dovere quello spalla a spalla richiesto a gran voce dall’allenatore madrileno.
Ora Firenze – Prima di tirare il fiato, neanche tanto data l’ingente mole di nazionali, con la classica sosta novembrina un appuntamento importante, un campo da sempre ostico e ostile quale l’Artemio Franchi di Firenze. Una sfida che promette prima di tutto spettacolo, tra due tecnici che fanno del calcio offensivo e del bel gioco una parte fondamentale del proprio credo. Una sfida che è impossibile sottovalutare, alla quale i partenopei arrivano carichi a pallettoni. Tra l’entusiasmo di un gruppo in ripresa spicca la gioia di Josè Maria Callejon che in azzurro e grazie all’azzurro, oltre al lavoro e all’impegno s’intende, ha conquistato la Roja. Proprio Calleti insieme a Mertens e Higuain confezionò la vittoria dell’anno scorso nella terra che fu la culla del Rinascimento. Allora fu una sfida difficile, dove il Napoli riuscì a cogliere i tre punti soffrendo per quasi tutto l’arco dei 90′ di gioco, domani il Napoli è atteso all’ennesimo esame. Una conferma della crescita dimostrata nelle ultime gare, la ricerca di un equilibrio definitivo, accantonando, a tutti gli effetti, i facili entusiasmi. Perché è solo con quest’elemento che si costruiscono le grandi stagioni.
Edoardo Brancaccio